Scorie radioattive nella zona del terremoto. La censura cinese oscura le notizie
Il terremoto dello scorso 12 maggio nel Sichuan ha danneggiato il più importante deposito cinese per lo smaltimento dei rifiuti nucleari, ma le autorità continuano a nascondere la reale portata dell’incidente. Fonti locali affermano che la struttura è ancora isolata e si temono rischi per l’ambiente.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – A due mesi di distanza dal terremoto che ha sconvolto il Sichuan è ancora chiuso il più importante deposito di stoccaggio delle scorie radioattive del Sud-ovest della Cina, mentre le autorità governative rifiutano di fornire dettagli sui reali danni all’impianto e sulle possibili fuoriuscite di materiale contaminato.

Li Ganjie, vice-ministro per la tutela dell’ambiente, non nasconde i possibili rischi legati alla fuga di scorie radioattive, ma le autorità continuano a mantenere il più assoluto riserbo sulla vicenda. Come tutte le unità militari cinesi, anche la fabbrica 821 di Sandui, città della prefettura di Guangyuan, è identificata attraverso un codice numerico: l’impianto ha riportato seri danni a causa del terremoto; testimoni raccontano di frenetiche operazioni nell’area circostante e perfino il vice-direttore generale della China National Nuclear Corporation (il gigante che controlla il programma di sviluppo nucleare civile del Paese), da Pechino è giunto nel Sichuan per verificare di persona la situazione.

Un portavoce della compagnia taglia corto e continua a ripetere che “tutto è sotto controllo e non esistono rischi”, ma alcuni testimoni impegnati nelle operazioni di soccorso raccontano tutta un’altra storia. “La fabbrica è ancora paralizzata. Molti edifici sono crollati”, racconta la fonte. “Ci sono stati dei morti, ma non posso aggiungere altro per motivi di riservatezza, perché la faccenda è coperta da segreto militare”.

Li Ganjie ribadisce che è stato predisposto un accurato controllo dei siti nucleari della zona terremotata, ma non nasconde “preoccupazioni” per la “sicurezza degli impianti di smaltimento delle scorie radioattive”, molti dei quali realizzati prima del 1980 e che non rispondono agli attuali criteri antisismici. L’impianto di Sandui è stato costruito alla fine degli anni ’60 e ospita più di 600 ingegneri e 4000 operai. Dal 2005 esso rappresenta il più importante deposito di materiale radioattivo ed è uno dei principali centri di conservazione delle scorie derivanti dagli esperimenti nucleari cinesi.