Punjab: sorelle minorenni cristiane sequestrate e costrette a sposare due musulmani
di Qaiser Felix
Lo zio delle vittime lancia un appello perché venga fatta giustizia. Egli denuncia un clima di omertà e di connivenza del governo provinciale e delle forze di polizia, che temono ritorsioni o episodi di violenza. Il sostegno delle associazioni cattoliche, che si battono per il ritorno a casa delle ragazze.

Islamabad (AsiaNews) – Rapite da tre musulmani e costrette a convertirsi all’Islam: è quanto accaduto a due sorelle minorenni nel distretto di Muzaffargarh, nella provincia del Punjab, lo scorso 26 giugno. Lo denuncia ad AsiaNews un parente delle vittime, fornendo ulteriori particolari sulla vicenda che ha coinvolto, loro malgrado, Saba Younas, di 13 anni e la sorella Anila di 10.

Secondo il racconto dello zio, Khalid Raheel, i sequestratori hanno presentato un’istanza alla locale Corte distrettuale in cui si afferma che “entrambe le ragazze si sono convertite all’Islam in seguito al matrimonio con due musulmani”. Per l’Islam se una donna sposa un musulmano, per diretta conseguenza abbraccia anche la fede religiosa del marito. L’avvocato di famiglia ha rigettato la domanda dei tre uomini, sottolineando la “minore età delle sorelle” e, di conseguenza, l’impossibilità di “cambiare fede o procedere a regolari nozze senza l’autorizzazione di un tutore o dei genitori”. Nel corso del dibattimento il giudice ha chiesto di poter vedere le due ragazze, ma i tre musulmani hanno opposto un netto rifiuto.

“La polizia locale ed Ehsan-ul-Haq, rappresentate islamico dell’Assemblea del Punjab – accusa Khalid Raheel – sono schierati in maniera aperta con i rapitori; ecco perché non riusciamo a ottenere giustizia e a far tornare a casa le due ragazzine”. Egli ribadisce la propria volontà di “liberare le due sorelle” e se la corte non “farà giustizia”, non esclude nemmeno la possibilità di “far ricorso alla Corte Suprema” del Paese.

Secondo un comunicato emesso dalla Commissione di Giustizia e Pace della Chiesa pakistana (NCJP) “i genitori e la comunità cristiana del luogo hanno bussato a tutte le porte”, ma nessuno sembra disposto ad aiutarle. In particolare “la polizia, che non ha fatto nulla per restituirle ai genitori”, rendendosi complici dei rapitori. La commissione denuncia anche il clima intimidatorio che si è venuto a creare intorno alla famiglia, la quale “ha ricevuto pesanti minacce dai sequestratori”.

Il NCJP e un movimento femminile cattolico si sono appellati al governatore del Punjab perché si muova in prima persona per “restituire le sorelle alla famiglia di appartenenza” e punisca “in maniera esemplare i colpevoli”.

Il villaggio di Chak, luogo in cui è avvenuto il sequestro, appartiene ad un’area a maggioranza musulmana, nella quale vi sono 158 famiglie di religione islamica e solo 14 cristiane; al suo interno si respira un clima di omertà e di paura, tanto che nemmeno gli organi preposti al mantenimento della legge prendono “misure decise per punire i criminali” per paura di ritorsioni o episodi di violenza interconfessionale.