Condannata per evasione fiscale la moglie dell’ex premier Thaksin
Tre anni di carcere per avere evaso 16 milioni di dollari di tasse, ma fuori del tribunale i sostenitori del marito le offrono fiori. Condannati pure il fratello e la segretaria. E’ la prima grave condanna contro la famiglia dell’ex premier, pure imputato per corruzione e abuso di potere.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – La moglie dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra è stata condannata oggi a 3 anni di carcere per evasione fiscale di 546 milioni di baht (16,3 milioni di dollari).

Pojaman Shinawatra ha ascoltato in silenzio il severo verdetto, che ha anche inflitto 3 anni a suo fratello e 2 alla segretaria. Per restare liberi, i 3 hanno pagato una cauzione di 5 milioni di baht (149mila dollari) ciascuno. All’uscita è stata accolta da oltre 1.000 sostenitori politici del marito, con rose e cartelli di sostegno. Il portavoce ha annunciato che farà appello. La donna si è difesa dicendo che ha comprato le azioni da una domestica della famiglia e le ha poi trasferite al fratello quale dono, che per la legge tailandese è esente da  imposte. Ma l’accusa dice che somme pagate alla domestica sono state poi versate su un conto bancario intestato a Pojaman.

Thaksin è stato incriminato, con la moglie, il loro figlio adottivo e la segretaria, per avere evaso tasse per milioni di dollari nel 1997, attraverso complicate cessioni di azioni societarie.

Duro il giudizio del giudice Pramote Pipatpramote, secondo cui “i 3 accusati hanno un elevato status economico e sociale e avrebbero dovuto essere un esempio per la società. Ma hanno evaso le tasse, anche se l’importo è piccolo rispetto al loro patrimonio”.

L’ex premier, prima del colpo di Stato che l’ha rovesciato nel settembre 2006, era considerato il 4° uomo più ricco della Thailandia, ma ora le autorità giudiziarie hanno congelato proprietà sue e della famiglia per circa 2 miliardi di dollari. Ha anche pendenti accuse di corruzione e abuso di potere. Il suo partito, Thai Rak Thai, è stato dichiarato illegale dopo il golpe militare e a lui è stata inibita l’attività politica per 5 anni. Dopo un esilio volontario, è tornato in Thailandia all’inizio del 2008, dopo la vittoria elettorale del Partito per il potere del popolo, considerato suo alleato politico.