Le false immagini delle Olimpiadi di Pechino
di Bernardo Cervellera
Il falso della bambina che canta la canzone (con la voce di un’altra) alla cerimonia di inizio dei Giochi è solo una delle tante trappole di queste Olimpiadi che preferiscono l’immagine alla realtà: per coprire i disastri ecologici ed umani portati dal Partito comunista al potere. Si vuole eliminare l’individuo e il popolo e per questo si nega la libertà religiosa. Il consiglio di Benedetto XVI.

Pechino (AsiaNews) - Lin Miaoke, la bambina che ha cantato l’Ode alla madrepatria alla cerimonia di apertura dei Giochi di Pechino, ha solo mimato la canzone. Chen Qigang, direttore musicale della serata ha dichiarato che la piccola Lin prestava soltanto la sua immagine. La voce veniva da un’altra bambina, Yang Peiyi, con una voce più bella, ma con una dentatura non perfetta e un volto meno accattivante. Nei blog cinesi si accusano gli organizzatori della serata di aver preferito l’immagine ai contenuti e ci si domanda come si fa a disprezzare il volto semplice di una bambina di 7 anni, che non solo canta, ma anche dipinge e ama l’opera di Pechino. Chen Qigang ha sottolineato che la scelta di immagine, più che del contenuto è avvenuta addirittura per salvare “gli interessi nazionali”.

Un’altra rivelazione – confermata dal Comitato organizzatore dei Giochi - è quella per cui nella trasmissione televisiva si sono visti fuochi d’artificio per tutta la città: essi non erano reali, ma generati dal computer. L’artificio era necessario perché la sera dell’8 agosto il cielo di Pechino era nuvoloso e nebbioso – a causa dell’inquinamento e del caldo - e la visione da lontano non chiara.

Per evitare imbarazzanti domande sull’inquinamento, anche qui – sempre per “l’interesse nazionale” – si è preferito giocare d’immagine più che di sostanza.

Tutto questo non stupisce per nulla. Tutto il carrozzone delle Olimpiadi è usato dalla Cina per questo motivo: promuovere un’immagine del Paese moderna, aperta, gioiosa, pulita, giovane forse per attrarre nuovi investimenti e turisti, cercando di far dimenticare problemi e contraddizioni che pure restano acuti nella popolazione .

L’ambiente

Per rimanere alla cerimonia di apertura, la retorica dei bambini che disegnano il sole (che si vede raramente a Pechino), o le nuvole bianche (anch’esse rare) fa a pugni con la situazione concreta della Cina attuale. Secondo un’inchiesta recente, oltre il 90% dei cinesi reputa l’emergenza ecologica il problema più grave del Paese, che crea mancanza di acqua potabile in città e campagne e la morte di almeno 400 mila persone all’anno per problemi respiratori.

In questi giorni i visitatori stranieri sono bombardati alla tivù da immagini turistiche di sogno, nel Zhejiang o nel Sichuan, con laghi tranquilli e azzurri, foreste verdi, panda giocosi, mentre la realtà è fatta di industrie che inquinano e di intere regioni terremotate a rischio infezione e di inquinamento nucleare.

La cultura

Una simile operazione di immagine avviene per la cultura. Non c’è trasmissione televisiva o giornale quotidiano che non abbia ormai rubriche sull’antica cultura cinese: calligrafia, musica, opera, riti, feste, tradizioni… Tutto però viene spiegato come delle “cose” da praticare. Si pubblicizzano riti, cibi, tradizioni senza andare a fondo dei motivi che li hanno fatti emergere. Si danno solo “istruzioni per l’uso” (oggi mangiate ravioli; oggi mangiate spaghetti; oggi mangiate quella verdura;…) senza mai avvicinarsi ai perché: perché oggi si dovrebbero praticare queste cose?

Anche la cerimonia di apertura ha glorificato i saggi confuciani, la scrittura, la stampa, la Via della seta, l’architettura del passato e poi si è lanciata verso il futuro, l’astronave, il mondo fraterno sperato, senza dire nulla del presente così doloroso per centinaia di milioni di cinesi.

Un grande assente: il Partito comunista

Alla cerimonia di inizio si è messo fra parentesi tutto il periodo comunista dell’ideologia pura: nel far scorrere i grandi momenti della storia cinese si è passati dai costumi e dalle colonne rosse del periodo Ming e Qing alle imprese spaziali di Yang Liwei, il primo astronauta cinese.

Tutto questo è dovuto anzitutto al fatto che il Partito comunista in Cina sta soffrendo la più profonda crisi ideologica dalla sua fondazione, minato com’è dalla corruzione e dal decadere del suo “servizio al popolo”. Ma è anche dovuto al fatto che l’organismo più criticato – e forse più odiato – dai cinesi è proprio il Partito. Le decine di migliaia di rivolte che avvengono ogni anno e che sempre di più giungono fino ad assalire le sedi del Partito, metterle a ferro e fuoco, scontrarsi con la polizia e l’esercito a causa di espropri, inganni, inquinamenti, licenziamenti, ingiustizie dicono quanto la gente ami il Partito. Per “migliorare l’immagine”, il Ministero della propaganda, preoccupato di questo trend, si è detto pronto a pagare 5 mao (5 centesimi di euro) ad ogni persona che nei blog su internet infili una lode al Partito. Anche nella cerimonia d’inizio, per questioni di “immagine”, si è preferito saltare a piè pari ogni riferimento a Mao – che propose il disastroso Balzo in Avanti e la sanguinaria Rivoluzione culturale - e a Deng, che ha imposto le modernizzazioni economiche senza la democrazia. E così si evita di fare un lavoro di “purificazione della memoria”: di rivedere la storia, per confessare i propri errori.

Manca l’uomo e la sua libertà

Da tutte le cerimonie olimpiche manca l’uomo e il popolo. Tutti i tedofori sono stati scelti fra personalità del Partito, del commercio, dello spettacolo e dello sport. Nessuna traccia dei milioni di lavoratori migranti che per anni sono stati sfruttati per costruire i faraonici impianti olimpici; nessuna traccia di qualche pechinese, costretto a subire i problemi delle Olimpiadi (traffico, sicurezza, difficoltà di movimento, controlli,…) senza godere di nessun vantaggio.

Al popolo viene richiesto di ubbidire: non sputare per terra; non gridare per strada; non manifestare le proprie opinioni… Non si chiede il loro coinvolgimento. La gente di Pechino soffre e subisce accanto alle Olimpiadi, ma non vi partecipa. Ne è prova i molti posti vuoti agli stadi:i biglietti sono stati dati agli sponsor che non si sono nemmeno presa la briga di distribuirli. L’importante è solo l’immagine, che il logo dello sponsor appaia alla televisione.

Coinvolgimento e partecipazione implicano un appello alla responsabilità della persona. Ma questo è ciò che il potere teme di più.

Ma anche i progetti che la Cina vorrebbe raggiungere, come ad esempio la pulizia dell’ambiente, senza esaltare la responsabilità dell’individuo e della persona, rischiano di non produrre frutti.

La libertà religiosa

Dopo le critiche dei media internazionali sulla censura operata dalla Cina su internet, rimangono oscurati ancora i siti religiosi e soprattutto quelli cattolici e della Falun Gong. Io penso che questo sia perché la religione è la strada della riscoperta dell’individuo, che invece il potere cinese cerca di eliminare. La proposta che il potere fa ai giovani è solo quella di un materialismo consumista: cose da possedere, ricchezza da sperare, potenza cinese da espandere, niente per l’anima. E si elimina la religione. Quanto il papa ha detto  giorni fa - “è importante che questo grande Paese si apra al Vangelo” - non è solo una richiesta di libertà religiosa: è una necessita per la Cina, perché sia esaltata la responsabilità dell’individuo, senza di cui nessun ideale, nemmeno quello di un mercato vibrante, potrà essere mai pienamente attingibile.