Orissa: migliaia di sfollati e nuove vittime, continua la strage dei cristiani
di Nirmala Carvalho
Almeno 10mila persone chiedono assistenza nei centri di accoglienza, altrettante cercano rifugio nelle foreste per sfuggire alla violenza dei fondamentalisti indù. Secondo “fonti attendibili” presentate da un attivista cristiano, vi sarebbero “almeno 100 morti”.

Bhubaneswar (AsiaNews) – A una settimana dall’inizio delle violenze in Orissa migliaia di persone, la maggior parte delle quali cristiane, sono ancora nascoste nella foresta o hanno trovato rifugio nei campi di accoglienza predisposti dal governo.

Secondo le ultime cifre vi sarebbero almeno 6mila sfollati nei campi profughi e 5mila persone nascoste nelle foreste attorno a Kandhamal, ma la cifra dei rifugiati potrebbe presto toccar quota 10mila. Oggi a Bhubaneswar, di fronte alla sede del governo statale dell’Orissa, è in programma una manifestazione di protesta organizzata dagli attivisti del Global Council of Indian Christians (GCIC), che fa seguito alla chiusura delle scuole cattoliche di ieri in tutta l’India. Circa 25mila istituti hanno chiuso i battenti, mentre studenti e insegnanti marciavano in maniera pacifica per le strade del Paese chiedendo la fine delle violenze contro i cristiani.

Intanto continua ad aumentare il numero delle vittime delle violenze: “Abbiamo ricevuto informazioni attendibili – denuncia Sajan George, presidente del GCIC – in base alle quali le vittime sarebbero almeno 100, nelle zone segnate dalla violenza continuano a spuntare cadaveri mutilati o corpi bruciati”. L’attivista cristiano chiede, al contempo, le “dimissioni in blocco” di tutto il governo dell’Orissa incapace di fermare i massacri contro la comunità cristiana e ne riporta un esempio: “A Bakingia – denuncia Sajan  – le famiglie di Daniel e Michael Naik, di fede cristiana e composte da sette individui, sono state torturate e uccise dai fondamentalisti; i cadaveri sono stati identificati grazie ai vestiti indossati, e il luogo dove sono stati uccisi dista solo 8o km dalla stazione di polizia”.

La decisione di chiudere ieri tutte le scuole cattoliche e di indire manifestazioni – seppur pacifiche – di piazza ha acuito lo tensione, con nuove e pesanti accuse lanciate dal versante induista. Il Bharatiya Janata Party (BJP), il maggiore partito di opposizione in India, molto vicino alle posizioni dei fondamentalisti, condanna gli scioperi di ieri e accusa i cattolici di “aver costretto studenti non cristiani a partecipare alle marce di protesta”. Alcuni istituti hanno utilizzato “mezzi di coercizione” – questa la tesi del BJP – nei confronti dei “non-cristiani, obbligati a marciare con i compagni”.

Intanto continuano i raid anche fuori dell'Orissa. Ieri nel Madhya Pradesh i fanatici hanno assaltato cinque scuole e una chiesa per rappresaglia contro la chiusura degli edifici. Gli assalti hanno avuto luogo nel distretto di Gwaliar (tre scuole e una chiesa) e Barwani (due scuole), e solo per il tempestivo intervento della polizia non si sono registrati gravi danni agli edifici o nuove vittime. Le forze dell’ordine hanno invece bloccato una pacifica dimostrazione degli studenti della scuola di San Francesco, sebbene avvisati per tempo dai vertici dell’istituto, per non meglio precisate questioni di “pubblica sicurezza”.

Il vescovo indiano di Vasai, mons. Thomas Dabre, membro del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, conferma invece la “paralisi totale” nelle attività delle scuole della sua diocesi. “Migliaia di ragazzi – sottolinea il prelato – hanno concluso il loro cammino davanti agli edifici della sede vescovile. A loro ho detto di promuovere il dialogo interreligioso e di affidarsi totalmente alla protezione della Vergine Maria”.