Thailandia: continua la crisi politica, a rischio l’economia del Paese
di Weena Kowitwanij
Piovono le critiche sulla proposta del premier Samak Sundaravej di indire un referendum, di cui non si conoscono tempi e modalità di esecuzione. Per gli oppositori è solo un tentativo per “prendere tempo”. Gli studenti universitari condannano governo e oppositori e invocano nuove elezioni.

Bangkok (AsiaNews) – È solo un tentativo per “prendere tempo” e mantenere il potere, prolungando una “fase di stallo” attraversata dal Paese e che è destinata ad aggravarsi. È la dura presa di posizione degli oppositori del primo ministro Samak Sundaravej, la cui proposta di indire un referendum popolare – senza specificarne modalità e contenuti – non ha riscosso consensi.

In un duro editoriale in cui si attacca frontalmente il premier, il quotidiano tailandese Nation sottolinea che la decisione di indire un referendum “richiede almeno un mese per la preparazione” e questo prolungarsi della situazione di incertezza contribuirebbe “a peggiorare la crisi”. Invece il governo “dovrebbe assicurare la pace e l’ordine sociale” continua l’editoriale, mentre il referendum “è solo un disperato tentativo di rimanere in carica più a lungo”.

I leader dell’Alleanza popolare per la democrazia (Pad) ribadiscono di voler continuare la protesta e non intendono abbandonare gli uffici governativi; essi chiedono le dimissioni del premier accusato di essere un fantoccio nelle mani dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, cacciato due anni fa (settembre 2006) da un colpo di stato militare e attualmente in esilio volontario a Londra. Le manifestazioni di questi giorni pur non avendo fatto registrare una escalation di violenze – grazie anche alla decisione del generale Anupong Laojinda di “rigettare l’uso della forza” – hanno causato un morto e una cinquantina di feriti.

In Thailandia si registra inoltre la nascita di un “terzo fronte” che chiede ai cittadini di vestirsi di bianco o bianco e nero, evitando capi di colore rosso (caratteristico del Fronte unito per la democrazia e contro la dittatura) o giallo del Pad. Il movimento è formato in gran parte da studenti universitari e chiede: il non svolgimento  del referendum, lo scioglimento delle camere e nuove elezioni; la resa dei leader del Pad, che si devono consegnare alla giustizia.

Nanthawat Boramanun, docente alla facoltà di legge dell’università di Chulalongkorn denuncia un atteggiamento egoistico delle parti, ciascuna delle quali “guarda al proprio tornaconto” danneggiando gli “interessi reali del Paese”. Un analista politico sottolinea invece come una eventuale vittoria alle urne del Pad costituirebbe un “pericolo precedente” per le modalità attraverso le quali si giungerebbe alle elezioni, finendo per distruggere il cammino verso la democrazia promosso dalla Thailandia, il cui governo “è stato scelto dal popolo attraverso libere elezioni”.