Bande di Abu Sayyaf dietro al rapimento delle volontarie a Mindanao
Le due volontarie sono state rapite da frange locali dell'organizzazione terrorista legata ad al Qaeda e attiva nel sud delle Filippine. Alla base del sequestro vi sono motivazioni economiche, mentre si esclude la matrice religiosa del gesto. Avviate le trattative per il rilascio.

Basilan (AsiaNews) – “Abbiamo avviato i contatti con i sequestratori ma, al momento, non vi sono notizie ufficiali sulla sorte delle due volontarie rapite”. Ad affermarlo è p. Angel Calvo, sacerdote e responsabile del Movimento interreligioso per la aolidarietà e la pace, organizzazione di cristiani e musulmani, che si è subito attivata per seguire gli sviluppi del sequestro di Esperancita Hupida e Millet Mendoza.

Le donne, di origine spagnola e responsabili di due diverse Ong che operano in zona, sono state sequestrate lunedì scorso da un gruppo armato nell’isola di Basilan, nelle Filippine meridionali, dove è attivo il gruppo fondamentalisti di Abu Sayyaf, legato ad al Qaeda e protagonista in passato di sequestri e omicidi. “Dalle prime ricostruzioni – afferma ad AsiaNews p. Calvo – sembra che le volontarie siano state rapite da una – o due – bande della zona legate al gruppo di Abu Sayyaf; sono frange locali che spesso adottano la tattica dei sequestri per raccogliere denaro col quale finanziare la lotta”.

Il religioso conferma l’apertura delle trattative con i rapitori avviata dal governo locale e dai militari, ma al momento “non vi sono state risposte concrete agli appelli”. Egli non esclude la possibilità che si facciano vivi “nelle prossime ore” o al massimo “entro un paio di giorni” per trovare un accordo con le forze governative e procedere alla liberazione delle volontarie.

“Il rapimento è a scopo di estorsione – continua p. Angel Calvo – mentre escludo qualsiasi motivo di carattere religioso o confessionale”. A suo avviso le donne si trovavano “nel posto sbagliato, al momento sbagliato” e non erano nemmeno le reali destinatarie del sequestro. Trattandosi di due volontarie straniere, di origine europea, i rapitori hanno intravisto forse maggiori margini di guadagno dal loro sequestro.

La marina militare filippina ha interrotto le operazioni di perlustrazione nella zona in cui si è verificato il sequestro e pare non voglia forzare la mano per giungere a una soluzione “pacifica" della vicenda. “Vogliamo garantire la possibilità di una trattativa pacifica – afferma ad un quotidiano locale il comandante Domingo Valdez – e auspichiamo il rilascio delle vittime”. Una speranza condivisa anche da p. Calvo, che dice di “attendere le prossime ore per capire le reali intenzioni” dei sequestratori. Egli sottolinea infine “la solidarietà della comunità mussulmana” che “chiede venga rispettata la sacralità del mese di Ramadan” e non vi siano “ulteriori episodi di violenza”. Cristiani e musulmani, uniti, chiedono che le volontarie “vengano rilasciate” e la zona possa godere di una “pace piena e duratura”.

Esperancita Cupida, 42 anni, è responsabile sul campo delle attività della Nagdilaab Foundation, che si occupa di programmi umanitari a favore delle popolazioni locali martoriate dalla guerra, mentre Millet Mendoza lavora per l’associazione Tabang Mindanaw.