Karachi: 3 terroristi si fanno esplodere per non essere catturati
di Qaiser Felix
Stavano preparando un attentato contro obiettivi esteri. Morto anche un ostaggio. Intanto ci sono scambi di fuoco fra truppe Usa e pakistane, presso il confine afgano. Ente per la tutela dei diritti: per combattere davvero il terrorismo, occorre anzitutto assicurare protezione alla popolazione.

Islamabad (AsiaNews) - Per non essere presi dalla polizia, 3 terroristi islamici si sono fatti esplodere a Karachi, dove si ritiene preparassero un attentato contro obiettivi stranieri. La Commissione per la tutela dei diritti umani denuncia la necessità di assicurare anzitutto la protezione dei civili. 

Il capo provinciale della polizia Babar Khattak riferisce che i terroristi hanno accolto con fuoco pesante e granate l’incursione della polizia nel loro nascondiglio. Si sono poi fatti esplodere (nella foto) per non essere presi, uccidendo anche un ostaggio, titolare di una ditta che rifornisce di merci le forze militari occidentali in Afghanistan.

Nel Paese è alto l’allarme antiterrorismo, dopo l’attentato del 20 settembre all’hotel Marriott a Islamabad, che ha causato almeno 53 morti e 266 feriti.

Intanto stamattina forze armate Usa e pakistane si sono scambiate colpi di fucile per diversi minuti, al confine con l’Afghanistan nella regione di Khost. Fonti Usa dicono che soldati pakistani hanno sparato per primi contro due loro elicotteri, minacciando di abbatterli. Ma le versioni contrastano e l’esercito pakistano afferma di avere sparato per avvertimento solo quando gli elicotteri hanno sconfinato. Non ci sono stati feriti, mentre esperti notano che la linea di confine è molto incerta.

Nel Paese c’è un forte sentimento antiUsa, dopo l’incursione a settembre in Waziristan per colpire presunte basi di terroristi islamici, nel corso della quale sono stati uccisi anche civili.

Stati Uniti e Afghanistan chiedono a Islamabad di colpire con più decisione le basi terroriste nelle regioni a confine. Oggi il maggiore Tariq Khan ha risposto che a settembre le forze pakistane hanno ucciso oltre 1.000 militanti nella regione di Bajaur.

Intanto ieri Asma Jahangir, presidente della Commissione pakistana per i diritti umani (Hrcp), ha richiamato la necessità di non aggravare la situazione dei civili in tali zone, presi tra militanti islamici ed esercito.

Parlando a Lahore, Asma ha sottolineato come spesso i militanti controllano queste zone e uccidono chi collabora con il governo, come dimostrano le recenti uccisioni di Abdul Kabeer Khan, Musa Khan e Muhammad Amin. Quest’ultimo, fratello di un ministro, ha resistito per ore chiamando aiuto, senza riceverlo. Lui e la famiglia sono stati massacrati. In simili zone, come nello Swat, mancano elettricità, gas e acqua e spesso sono scarsi anche i viveri, per una popolazione già in difficoltà per il rigido coprifuoco imposto.

Per questo Hrcp chiede indagini su questi omicidi e, soprattutto, maggiore protezione per i civili, senza far uso di una violenza incontrollata che colpisca sia militanti che civili.