Oggi l’esercito risponde al Parlamento pachistano sulla “guerra al terrore”
di Qaiser Felix
Grande attesa per sapere l’esatta situazione di una guerra che il nuovo governo vuole vincere per sradicare l’estremismo militante. Intanto Islamabad caccia circa 50mila profughi afgani e l’Afghanistan cerca la pace con i talebani del mullah Omar.

Islamabad (AsiaNews) – Questa sera l’Assemblea nazionale e il Senato pakistano in seduta congiunta (è solo la terza seduta congiunta nella storia di quel parlamento) sentiranno i vertici dell’esercito pakistano sull’attuale situazione e le operazioni in corso nelle zone tribali, nella guerra contro l’estremismo islamico.

Misure di sicurezza eccezionali intorno alla camera dell’Assemblea nazionale, con blocchi stradali e controlli su tutti i veicoli nelle strade circostanti. I media non sono ammessi al dibattito, che discuterà anche di sicurezza nazionale.

Il sacerdote Bonnie Mendes, direttore del Centro sviluppo umano, spiega ad AsiaNews che il Pakistan è in un momento cruciale, perché la guerra in corso è anche contro la sua popolazione e la gente è divisa tra la maggioranza che sostiene il governo e una forte componente di estremisti islamici che lo sfidano. “Qualsiasi cosa dica oggi il Parlamento – spiega – il governo sembra deciso a continuare la lotta contro chi fa il terrorismo in nome dell’Islam e a sradicare questo estremismo”. Padre Mendes è critico verso gli Usa, che non comprendono la situazione geopolitica del Paese e interferiscono nelle sue questioni interne, con continue dichiarazioni che lo mettono in difficoltà. Mentre l’ex presidente Pervez Musharraf ha agito in modo prudente verso gli estremisti, specie nella Provincia Frontiera nord occidentale (Pfno), l’attuale governo è deciso a debellare questo estremismo militante.

A conferma, oggi il governo ha ordinato il rimpatrio di circa 50mila profughi afgani, fuggiti dal loro Paese per la guerra tra talebani ed esercito, minacciando di usare la forza. Sono ritenuti avere rapporti e supportare i combattenti talebani. Il governo vuole riprendere il controllo di questi territori, da anni vere zone franche per gli estremisti. Sono già stati arrestati almeno 45 afgani e chiusi molti loro negozi.

Ieri nella zona di Swat i talebani locali hanno fatto saltare due scuole private per ragazze, tra cui il Sangota Public Girls tenuto dalle Suore apostoliche carmelitane dello Sri Lanka. L’edificio è distrutto ma non ci sono state vittime perché a seguito di minacce scuola e convento erano chiusi da giorni. Nella Pfno in due anni i talebani hanno assalito con esplosivo oltre 150 scuole femminili.

Intanto fonti afgane dicono che  a settembre durante il Ramadan a La Mecca (Arabia Saudita) rappresentanti del presidente afgano Hamid Karzai, guidati dal parlamentare Arif Noorzai, hanno incontrato una delegazione talebana, tra cui il mullah Mohamed Tayeb Agha, portavoce del mullah Omar, e Mawlawi Abdul Kabir membro eminente del Consiglio talebano dei ministri, per “negoziati” durati tre giorni. Pare che gruppi talebani vogliano “prendere le distanze” da al Qaeda.

Secca smentita di entrambe le parti. Ma una settimana fa Karzai ha invitato il mullah Omar a “colloqui di pace” e ha chiesto all’Arabia Saudita di fare da mediatore per concludere una guerra durata 7 anni, con almeno 3.800 morti solo nel 2008, di cui un terzo civili. L’Arabia è uno dei tre soli Paesi che avevano riconosciuto il regime talebano prima dell’invasione delle truppe internazionali del 2001.