Papa: la “singolare bellezza” dei santi ci sostiene nelle fatiche del quotidiano
Benedetto XVI ha presieduto la messa di canonizzazione di un sacerdote italiano, una suora svizzera, una indiana – la prima canonizzazione di quel Paese -, una laica dell’Ecuador.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Decine di migliaia di pellegrini dai quattro angoli della terra hanno assiepato piazza san Pietro per la canonizzazione di un italiano, una suora svizzera, una suora indiana e una laica ecuadoregna. Si tratta di Gaetano Errico (1791-1860), sacerdote, fondatore dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria; sr Maria Bernarda (Verena) Bütler (1848-1924), fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane missionarie di Maria Ausiliatrice; sr Alfonsa dell’Immacolata Concezione (Anna Muttathupadathu) (1910-1946), della Congregazione delle Francescane Clarisse; Narcisa de Jesus Martillo Moran (1832- 1869).

Per la Chiesa indiana è un fatto nuovo: sr Alfonsa è la prima santa indiana e questo spiega la presenza di migliaia di indiani, soprattutto sacerdoti e suore, e tutte le bandiere indiane sventolate ogni volta che nella liturgia si pronunciava il nome della nuova canonizzata.

Nell’omelia Benedetto XVI ha ricordato la breve vita di Alfonsa, segnata da “estreme sofferenze fisiche e spirituali”. “Questa donna eccezionale, che oggi viene offerta al popolo dell’India come loro prima santa canonizzata, era convinta che la sua croce era il mezzo per raggiungere il banchetto eterno preparato per lei dal Padre. Accettando l’invito per le nozze e adornandosi con l’abito della grazie di Dio mediante la preghiera e la penitenza, ella ha conformato la sua vita a quella di Cristo e ora gioisce dei ‘cibi succulenti e vini eccellenti’ del regno celeste(cf. Is 25:6). Ella ha scritto ‘Ogni giorno senza sofferenza lo considero un giorno perduto’. Imitiamola nel sopportare le nostre croci così da raggiungerla un giorno nel paradiso”.

Nel parlare del “banchetto celeste”, il papa si riferisce alla liturgia del giorno, XXVIII domenica durante l’anno, in cui si parla del re che prepara le nozze del figlio e invita tutti al banchetto. Alcuni “invitati della prima ora” però rifiutano “perché attratti da diversi interessi”. Il re allora cerca nuovi commensali “per riempire la sala”.

“Alla generosità di Dio – continua il pontefice - deve però rispondere la libera adesione dell’uomo. E’ proprio questo il cammino generoso che hanno percorso anche coloro che oggi veneriamo come santi. Nel battesimo essi hanno ricevuto l’abito nuziale della grazia divina, lo hanno conservato puro o lo hanno purificato e reso splendido nel corso della vita mediante i Sacramenti. Ora prendono parte al banchetto nuziale del Cielo”. Egli ricorda che il banchetto finale è anticipato nell’Eucaristia, a cui “dobbiamo partecipare con l’abito nuziale della sua grazia. Se capita di sporcare o addirittura lacerare col peccato questa veste, la bontà di Dio non ci respinge né ci abbandona al nostro destino, ma ci offre con il sacramento della Riconciliazione la possibilità di ripristinare nella sua integrità l’abito nuziale necessario per la festa”.

E proprio il sacramento della Riconciliazione è stata la missione di Gaetano Errico “Quante ferite dell’anima - dice Benedetto XVI - egli ha così sanato! Quante persone ha portato a riconciliarsi con Dio mediante il Sacramento del perdono! In tal modo san Gaetano Errico è diventato un esperto nella ‘scienza’ del perdono, e si è preoccupato di insegnarla ai suoi missionari raccomandando loro: ‘Dio, che non vuole la morte del peccatore, è sempre più misericordioso dei suoi ministri; perciò siate misericordiosi quanto potete esserlo, perché troverete misericordia presso Dio’”.

Parlando poi in tedesco e in spagnolo, il pontefice ricorda la missione di Maria Bernarda Bütler, divenuta missionaria prima in Ecuador e poi – a causa dell’esilio – in Colombia.

Della giovane laica ecuadoregna Narcisa de Jesús Martillo Morán il papa mette in luce la sua semplicità, ma anche il suo “amore appassionato per Gesù, che l’ha condotta a intraprendere un cammino di intensa orazione e mortificazione, e a identificarsi sempre di più col mistero della Croce… [offrendo] una testimonianza attraente e un esempio splendido della vita totalmente dedicata a Dio e agli uomini”.

Ringraziando il Signore per la “singolare bellezza” di questi santi, il papa invita tutti a imitarli: “I loro esempi ci siano di incoraggiamento; gli insegnamenti ci orientino e confortino; l’intercessione ci sostenga nelle fatiche del quotidiano, perché anche noi possiamo giungere un giorno a condividere con loro e con tutti i santi la gioia dell’eterno banchetto nella Gerusalemme celeste”.