Pechino: la vendita di armi Usa a Taiwan, compromette i nostri rapporti con Washington
“Monito” semiufficiale di Pechino, che preme sul Congresso Usa perché fermi la vendita di armi per 6,46 miliardi di dollari, tra cui moderni missili Patriot. Gli Usa hanno sempre ritenuto queste forniture “essenziali” per la pace e la stabilità dello Stretto di Taiwan.

Taipei (AsiaNews/Agenzie) – Protesta del ministro cinese alla Difesa Liang Guanglie per la vendita di armi Usa a Taiwan, dopo il recente accordo per 6,46 miliardi di dollari che comprende 30 elicotteri d’assalto Apache e 300 missili Patriot.

Liang, nell’incontro con il senatore Usa Chuck Hagel, ha lamentato che “le vendite di armi Usa, senza riguardo all’opposizione cinese, senza dubbio danneggiano in modo grave le relazioni tra i 2 Paesi e i 2 eserciti, e ostacolano gli scambi e la cooperazione in vari settori, tra cui gli incontri di alto livello tra le Forze armate”. Per questo Pechino spera che gli Usa vogliano “annullare subito il rilevante progetto di vendita di armi a Taiwan e porre fine ai rapporti militati con la stessa, per non distruggere i rapporti statali e militari con la Cina”.

Il Dipartimento Usa alla Difesa ha proposto il 3 ottobre al Congresso questa vendita di armi “per aiutare Taiwan ad aggiornare il suo esercito”. Accordo importante anche perché è la prima cessione dei moderni missili Patriot Advanced Capability-3. Ileana Ros-Lehtinen, leader repubblicana, ha sottolineato che la vendita di armi difensive a Taiwan “costituisce elemento essenziale per la sicurezza dell’isola, come pure per la pace e la stabilità della situazione nello stretto di Taiwan”. Il Congresso può bloccare l’accordo nei 30 giorni successivi.

Il giorno seguente Lisa Chi, portavoce del ministro taiwanese alla Difesa, ha ripetuto che l’accordo è importante “quale aiuto a mantenere la stabilità nello Stretto”. Mentre il ministro degli Esteri ha insistito che “una maggior capacità difensiva, renderà Taiwan più sicura e pronta al dialogo attraverso lo stretto” (con la Cina).

Pechino ha subito reagito cancellando o rinviando vari scambi militari in programma con gli Stati Uniti, tra cui l’incontro per fermare la proliferazione delle armi di distruzione di massa, come ha comunicato il portavoce del dipartimento Usa alla Difesa, maggiore Stewart Upton.

Pechino ritiene Taiwan una parte della Cina in situazione di "ribellione", e non ha mai escluso l’uso della forza per ottenere la riunificazione. Washington è il principale sostenitore e fornitore di armi di Taiwan, per totali 18,3 miliardi di dollari dal 1950 al 2006 secondo i dati ufficiali.