Secondo Barak, “spazio” nel nuovo governo israeliano per il piano di pace saudita
Anche il pesidente Perese ne avrebbe parlato con la Livni. Il progetto, approvato dalla Lega Araba, prevede il riconoscimento di Israele da parte di tutti i Paesi arabi, in cambio del ritiro dai territori occupati, compresa Gerusalemme. Ma c’è chi esprime scetticismo.
Gerusalemme (AsiaNews) – Si torna a parlare del piano saudita per una pace tra arabi e israeliani. A rilanciarlo è stato il leader laburista Ehud Barak, attuale ministro della difesa, che alla radio dell’esercito ha parlato di “spazio nella coalizione israeliana per l’iniziativa saudita che può essere di base per una discussione per la pace globale della regione” e di “comune interesse con elementi arabi moderati sulle questioni Iran, Hezbollah e Hamas”.
 
Secondo Haaretz, il presidente Shimon Peres “è d’accordo con queste considerazione e ne ha parlato col primo ministro designato Tzipi Livni”. Il Jerusalem Post riporta, invece, l’opposta opinione di un “alto funzionario” che ha respinto l’idea di una ripresa di interesse per il piano saudita. “Ogni volta che il processo di pace si ferma – ha sostenuto - c’è qualcuno che tira fuori il piano saudita”. “E i sauditi hanno interesse a tirarlo fuori adesso, per mostrare un ‘volto costruttivo’ che sia gradito al nuovo presidente degli Stati Uniti”.
 
Il piano saudita, presentato fin dal 2002, ma rilanciato lo scorso anno dall’approvazione dei 22 Paesi che compongono la Lega Araba, prevede il riconoscimento di Israele da parte di tutti i Paesi arabi in cambio del ritiro dello Stato ebraico da tutti i territori occupati nella guerra del 1967, compresa Gerusalemme, la creazione di uno Stato palestinese ed una “giusta soluzione” per i profughi palestinesi.
 
“Pessimismo” sulla possibilità di arrivare ad un accordo di pace entro quest’anno è stato espresso dal re di Giordania, Abdullah II. Il re giordano, durante una visita in Spagna, ha detto di credere che il negoziato tra israeliani e palestinesi dipenderà dalla prossima amministrazione statunitense. “Israele – ha aggiunto poi – deve decidere se vuole essere una fortezza od essere coinvolto nel mondo arabo e musulmano”.
 
Nel quadro delle iniziative di pace, va registrato infine che il Ministero degli esteri israeliano sta esaminando la possibilità di proporre al Libano un patto di non belligeranza. L’iniziativa sarebbe stata valutata nel corso di un incontro avente ad oggetto gli sviluppi della situazione regionale. La presenza del direttore generale degli Esteri, Aharon Abramovich, di fiducia della Livni, fa ipotizzare che l’idea potrebbe trovare eco nel futuro governo. Se si riuscirà a formarlo.