Premio Sakharov ad Hu Jia: ira per Pechino, gioia per gli attivisti
Il governo cinese accusa “la premiazione di un criminale detenuto”. Ma gli attivisti per i diritti umani plaudono “questo forte incoraggiamento” e invitano Pechino a riconoscere i diritti umani fondamentali “per diventare una grande potenza moderna”.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Reazioni irate da Pechino e commenti entusiasti di chi lotta per i diritti umani in Cina, dopo che ieri il Parlamento europeo ha insignito Hu Jia del prestigioso Premio Sakharov, assegnato ogni anno a chi si è distinto nella lotta per i diritti umani e la libertà.

Ferma protesta di Liu Jianchao, portavoce del ministero cinese degli Esteri, che parla di una “grossolana interferenza negli affari interni della Cina”, con “la premiazione di un criminale detenuto, senza considerare le nostre ripetute proteste”. In precedenza Pechino aveva ammonito Strasburgo che una simile scelta avrebbe potuto “danneggiare” le relazioni. “Non credo – ha proseguito – che questo premio rappresenti l’opinione della maggior parte dei cittadini europei”.

Hu lotta da anni a favore dei diritti dei malati di Hiv-Aids ed è diventato un vero simbolo, anche in Cina, della lotta coraggiosa per i diritti umani. E’ stato arrestato a dicembre per avere criticato il governo, anche per la demolizione di interi quartieri a Pechino per la costruzione di opere olimpiche. Ad aprile è stato condannato a 3 anni e mezzo di carcere per “sovversione”, per articoli pubblicati su internet che rivelano - a detta del governo - i suoi “rapporti con le potenze straniere, tesi a screditare l’immagine della Cina”.

Molti attivisti cinesi per i diritti ritengono che quanto dice il loro governo non rappresenti l’opinione pubblica del Paese. Bao Tong, noto attivista per i diritti sotto stretta sorveglianza della polizia, ha commentato che “questo è un forte incoraggiamento per Hu e per chiunque lotti per la libertà e i diritti umani in Cina”. “E’ anche la massima dichiarazione di sostegno per tutti i cittadini cinesi che chiedono i diritti umani fondamentali. Hu lotta per valori riconosciuti come essenziali in tutto il mondo. Se la Cina vuole diventare una potenza moderna, deve riconoscere i diritti universali dell’uomo”.

Wan Yanhai, attivista per i malati di Aids, si augura che ciò possa indurre le autorità a liberare presto Hu. Ma Li Jingsong, avvocato di Hu, pensa il contrario, perché Pechino “non vuole mostrare di cedere alle pressioni internazionali”. Anche se commenta che almeno la metà delle guardie carcerarie, che sorvegliano Hu giorno e notte, “mi hanno detto che è una brava persona e un vero cristiano, capace di amare anche chi lo maltratta”.

Con il premio sono anche assegnati 50mila dollari. Gao Yaojie, ginecologo la cui lotta per i diritti dei malati di Aids è stata apprezzata dalle Nazioni Unite, si augura che “almeno le autorità [cinesi] non blocchino la somma” e ne permettano la consegna alla moglie Zeng Jinyan, da mesi agli arresti domiciliari sorvegliata a vista con la figlia di 11 mesi. “Fa un vita molto difficile”.

Zeng (nella foto con Hu) ha espresso per telefono la propria gioia per il premio. “Ho sempre pensato – aveva detto in precedenza – che simili riconoscimenti nel tempo lungo siano un aiuto” per la lotta di Hu.

La madre di Hu, per telefono, non parla del premio ma è contenta che da 2 settimane il figlio sia stato trasferito dal carcere di Tianjin a quello di Pechino, dove finalmente ha potuto fargli visita, con la nuora e la nipote.

“Non mi è sembrato stanco – dice – e in questa prigione non deve lavorare. Ha un buon morale e il cibo è molto migliore. Gli hanno anche permesso di tenere in braccio la figlia, durante la visita. Ora spero che gli permettano anche di ricevere cure mediche”.