Molte speranze e poche certezze al 7° summit Asia-Europa
L’Europa vuole chiedere all’Asia, Cina in testa, di immettere capitali nel mercato globale, per contrastare la crisi in atto. Ma Pechino è contraria a iniziative importanti. L’occasione di molti incontri bilaterali tra i leader di 45 Paesi.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – E’ iniziato oggi a Pechino il 7° Meeting Asia-Europa (Asem). Nei 2 giorni di colloqui i leader di 45 Paesi discuteranno come affrontare la crisi finanziaria globale e altri problemi come i cambiamenti climatici.

E’ il primo importante incontro internazionale dopo il crollo delle borse. Il presidente della Commissione dell’Unione europea, Jose Manuel Barroso, ha precisato che “in Europa e in Asia nessuno può davvero sperare di restare indenne [dalla crisi]. Viviamo tempi senza precedenti e abbiamo bisogno di livelli di coordinazione globale senza precedenti”. Ha preannunciato che c’è “una grande opportunità per la Cina di mostrare il senso di responsabilità”, spiegando che il mondo ha bisogno che l’Asia (soprattutto Cina, India e Giappone) “siano a bordo”. “E’ molto semplice: o nuotiamo insieme, o affondiamo insieme”.

L’analista europeo Paul Lim ricorda che durante “l’incontro Asem 1998 a Londra, l’Europa ha offerto un fondo fiduciario congiunto per aiutare i Paesi asiatici a superare la loro crisi finanziaria. Questa volta forse i Paesi dell’Asia potrebbero offrire aiuto all’Europa, in forma di liquidità monetaria o di condivisione di esperienza, e così mostrare che la loro ‘buona amicizia’ è effettiva. La Cina è nella migliore posizione per farlo”.

Con molta prudenza Liu Jinchao, portavoce del ministro cinese degli Esteri, ha dichiarato la disponibilità a “compiere sforzi congiunti per stabilizzare i mercati”, ma senza dare dettagli.

Esperti ritengono che l’Europa chieda ai Paesi asiatici, e anzitutto alla Cina, di compiere robuste immissioni di liquidità nei mercati finanziari. Ma le economie asiatiche sono state meno colpite da questa crisi e Pechino appare restia ad adottare decisioni importanti, seppure non lo esclude. Zhu Liqun, direttrice dell’Istituto per le relazioni internazionali dell’Università Cinese per gli Affari Esteri osserva che “uno sviluppo sostenibile richiede stabilità finanziaria. Le diverse questioni sono tutte collegate” e insiste che l’incontro sarà comunque importante perché “favorisce la comprensione, necessaria per la reciproca fiducia. Solo con la fiducia ci sarà una collaborazione, nel lungo termine”.

Zhu Min, vicepresidente della centrale Banca di Cina, ha spiegato ieri che “la crisi non finirà presto” e che la prima questione “per i Paesi asiatici è impedire che la crisi del sistema bancario diventi una crisi valutaria. Sarà un inverno davvero lungo”.

Qin Gang, portavoce del ministero degli Esteri, ha evidenziato ieri le difficoltà dei Paesi in via di sviluppo per l’attuale crisi finanziaria. Di certo le economie asiatiche sono colpite dalla diminuzione di esportazioni causata dalla crisi e stanno tutte offrendo sostegno alle piccole imprese (più vulnerabili da una crisi di liquidità) e per investimenti nelle infrastrutture.

Opinione condivisa da Joerg Wuttke, presidente della Camera europea di commercio in Cina, che ritiene che “la Cina possa salvare solo se stessa e costituire un fattore di stabilità in Asia”.

L’occasione è importante anche per i molti incontri bilaterali previsti, tra cui il primo incontro tra il neopremier giapponese Taro Aso e il presidente cinese Hu Jintao: ieri i 2 Paesi hanno concordato l’istituzione di una “linea-calda” per un frequente confronto su questioni di rilievo.

Oltre alle questioni finanziarie ed economiche, si parlerà anche di cambiamenti climatici, commercio, energia, sicurezza alimentare, ma anche di proprietà intellettuale, valuta e diritti umani (dopo che ieri il Parlamento europeo ha insignito di un premio il dissidente cinese detenuto Hu Jia, suscitando le proteste di Pechino), anche se gli esperti non si attendono decisioni importanti. (PB)