Gioia e speranza per Obama, ma la Chiesa filippina teme la sua politica abortista
La vittoria del senatore nero è il trionfo del “sogno americano”. Da Filippine, Nepal e Sri Lanka speranza per una crescita nei rapporti commerciali e una maggior tutela degli immigrati in territorio Usa.

Manila (AsiaNews) – Entusiasmo a Manila per il trionfo di Barack Obama alle urne, messaggi di auguri del presidente Arroyo che spera di incontrare di persona il neo-presidente Usa la prossima settimana a New York; preoccupazione, invece, da parte da parte degli attivisti e dei leader cattolici che temono le politiche sociali promosse da Obama, ritenute abortise e favorevoli ai matrimoni omosessuali.

Se da un lato il governo e il popolo filippino celebrano il successo, definito storico, del candidato democratico alla Casa Bianca, la Chiesa ribadisce la sua attenzione ai valori della famiglia e della tutela della vita. I cattolici manifestano timori e perplessità perché temono l’introduzione di politiche volte al controllo delle nascite, materia di aspra contesa nelle Filippine dove è al vaglio una legge sulla Salute riproduttiva. Promozione dell’uso dei contraccettivi, la pratica diffusa dell’aborto e i matrimoni misti sono tutti elementi che gettano una luce sinistra sulla figura di Obama e sulla politica dei democratici.

Sul fronte del governo, il presidente Gloria Macapagal Arroyo volerà a New York la prossima settimana per partecipare al vertice Onu sul dialogo interreligioso. Congratulandosi con Barack Obama per la vittoria elettorale, la Arroyo auspica di poter incontrare di persona il neo-eletto capo di Stato Usa e si attende un rafforzamento dei legami fra Filippine e Stati Uniti sotto la presidenza Obama. Dallo stato asiatico arriva anche l’invito ad approvare il Veterans Equity Bill, che assicurerà maggiori tutele e assistenza ai veterani di guerra di origine filippina in America.

In Nepal il trionfo “storico” di Obama contro Jonh McCain è diventato un motivo “di festa”, in seguito al quale centinaia di cittadini si sono riversati per le strade inneggiando slogan al senatore democratico. Molte le telefonate verso cittadini di origine nepalese che vivono negli Stati Uniti, per i quali si auspica una vita migliore grazie a una politica più liberale e flessibile verso gli immigrati. L’ex inviato nepalese presso le Nazioni Unite Jayraj Acharaya afferma che “la politica Usa verso il Nepal non cambierà nel breve periodo”, ma la vittoria dei democratici alimenta “le speranze di asiatici e nepalesi immigrati perché li reputano più liberali” dei rivali repubblicani. Gli fa eco l’ex ambasciatore nepalese in America, Bhesh Bahadur Thapa, per il quale il responso delle urne è stato uno “schiaffo in faccia a Bush e alla sua politica, che in nome della lotta contro il terrorismo ha fatto il bello e il cattivo tempo in Asia, mettendo a rischio il mandato dell’Onu”.

Il primo presidente nepalese Rambaran Yadav e il premier Prachanda hanno inviato un messaggio di auguri a Obama, nel quale auspicano “un miglioramento nelle relazioni con il nuovo governo” e il riconoscimento dell’operato della leadership nepalese, di ispirazione maoista, che ancora oggi risulta inserita nella “lista nera dei gruppi terroristi”.

Messaggi di felicitazioni giungono anche dal presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, che definisce “un grande piacere” la vittoria del senatore dell’Illinois, primo presidente “di colore” della storia Usa. “Sono rimasto impressionato dalla freschezza e dal candore – scrive il capo di Stato cingalese – che ha saputo portare nel panorama politico americano, unito al sentimento di speranza che ha alimentato negli Stati Uniti e in tutto il mondo”. Sin dalla mattinata di mercoledì una folla di curiosi si era data appuntamento all’hotel Hilton a Colombo, nel quale l’ambasciata Usa aveva allestito un osservatorio speciale per seguire in diretta i risultati del voto. Robert Blake, ambasciatore statunitense nello Sri Lanka, ha commentato lo “straordinario momento” vissuto dagli americani, che vedono nel “nuovo presidente la vera forza capace di cambiare gli Usa”. “Sono orgoglioso – continua l’ambasciatore – perché gli Stati Uniti sono terra di democrazia e di opportunità”.

(Hanno collaborato Santosh Digal, Melani Manel Pererea e Kalpit Parajuli)