Proibite manifestazioni: attivisti sauditi lanciano sciopero della fame in casa e su internet
Il gruppo chiede la riforma del sistema giudiziario, la revisione della Costituzione e la scarcerazione di 11 riformisti, in carcere senza processo. Su Facebook studenti e intellettuali aderiscono alla loro campagna di protesta.

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) – Giovedì 6 novembre un gruppo di attivisti sauditi ha iniziato uno sciopero della fame: essi chiedono una riforma del sistema giudiziario e la scarcerazione di 11 prigionieri politici, detenuti senza processo. Siccome in Arabia Saudita sono vietate per legge dimostrazioni di piazza, essi hanno deciso di manifestare all’interno delle loro abitazioni.

Il gruppo, composto da 65 elementi , uomini e donne, dice di voler continuare la protesta anche per la giornata odierna; Mohammad Al Qah’tani, uno dei 13 leader della rivolta, afferma di non volere “uno scontro con le forze di sicurezza” e per questo essi hanno scelto di indire uno sciopero della fame all’interno delle mura domestiche. In passato gli attivisti hanno indirizzato più di una lettera ad alte cariche del regno in cui chiedevano la liberazione dei detenuti politici, un miglioramento della condizione dei carcerati e la riforma del sistema giudiziario senza ottenere alcuna risposta.

“Abbiamo utilizzato tutti i mezzi concessi dalla legge – continua Al Qah’tani, professore universitario – per far sentire la nostra voce, ma ci hanno sempre ignorato”. Egli ha inoltre spiegato che la protesta non si trasferirà nelle piazze perché non vogliono avere “problemi con le forze di sicurezza, perché non condurrebbero ad alcun risultato concreto”. I leader della rivolta virtuale hanno pubblicato su Facebook – una comunità via internet diffusa soprattutto fra i giovani – informazioni sullo sciopero della fame e i motivi della protesta, invitando altri cittadini sauditi a unirsi nella lotta politica. Finora sono giunte adesioni di scrittori, avvocati e studenti universitari.

Tra gli 11 prigionieri politici vi è Matrook Al Faleh, attivista saudita per i diritti umani arrestato nel maggio scorso perché chiedeva modifiche alla Costituzione e denunciava le disumane condizioni dei detenuti nelle carceri del Paese; con lui in prigione altri 10 attivisti, arrestati a Jeddah nel 2007.