In piazza 50mila fondamentalisti indù a favore dell’intolleranza religiosa
di Nirmala Carvalho
Il governo dell’Orissa permette una marcia che chiede di “fermare le conversioni”. Intanto a Bangalore tre cristiani sono arrestati con la falsa accusa di induzione alla conversione. L’Aicc fornisce il bilancio aggiornato delle violenze anticristiane.

New Delhi (AsiaNews) – Il governo dell’Orissa ha permesso la manifestazione di oggi del Swami Laxmananda Saraswati Sradhanjali Samiti a Bhubaneshwar, nonostante la preoccupazione di New Delhi che possa innescare ulteriori violenze interreligiose. Intanto continuano le persecuzioni anticristiane in Orissa, con chiese demolite e cristiani arrestati con false accuse di “istigare conversioni”.

Il gruppo estremista indù ha indetto la marcia in protesta contro il mancato arresto degli uccisori di Laxmananda Saraswati, leader del Vishwa Hindu Parishad (Vhp), il 23 agosto. Anche se la polizia ritiene responsabili gruppi maoisti, gli indù ne hanno tratto pretesto per scatenare i pogrom anticristiani.

Almeno 1.500 poliziotti vigileranno per evitare incidenti. Ma nel Kandhamal c’è grande paura che la marcia sia un pretesto per riprendere gli attacchi, mai davvero cessati. Si prevedono almeno 50mila partecipanti e gli organizzatori hanno affisso ovunque manifesti che chiedono l’arresto degli assassini ma anche “di fermare le conversioni e l’uccisione di mucche” e di “difendere l’induismo e la cultura tribale”.

In questo clima, la notte del 12 novembre sono stati arrestati tre cristiani con l’accusa di “induzione” alla conversione degli abitanti di un sobborgo di Bangalore. I leader delle associazioni cristiane hanno promosso una campagna per il loro rilascio.

L’All India Christian Council (Aicc) riporta il racconto dei fatti fornito dai leader cristiani del Karnataka: un uomo, Chandrashekhar, e due donne Kamlamma e Sandhya, sono stati invitati nella casa della sorella dell’uomo, nel quartiere di Jeevanahalli a Bangalore, a pregare per la salute del nipote infermo.

Usciti dall’abitazione al termine della veglia, il trio si è imbattuto in un gruppo formato da una quindicina di militanti della Bajrang Dal, l’ala giovanile del Vhp. I fanatici hanno picchiato a sangue l’uomo, poi hanno chiamato la polizia accusandoli di indurre alla conversione un gruppo di abitanti del luogo. Un imprenditore ha confermato la falsa accusa ai poliziotti di Fraser Town.

La sorella di Chandrashekhar ribadisce che lo ha chiamato per pregare per la salute del figlio malato e respinge le accuse “prive di fondamento”. Sam Paul, segretario per gli affari pubblici dell’Aicc, accusa che è “uno dei numerosi esempi di cristiani accusati ingiustamente dai fondamentalisti indù di conversioni forzate. È chiaro che sono innocenti. L’amara realtà è che nell’India di oggi vi è una situazione di persecuzione legalizzata ai danni dei cristiani”.

Intanto la notte dell’11 novembre ignoti hanno raso al suolo la chiesa cattolica del villaggio di Tiangia, dove è nato padre Bernard Digal. La Chiesa, scampata alle precedenti violenze perché ancora in costruzione, doveva essere inaugurata tra breve.

Secondo l’Aicc dal 24 agosto in Orissa si sono registrate violenze in 14 dei 30 distretti dello Stato, ci sono stati danni in 315 villaggi, bruciate 4,640 abitazioni, con 53mila sfollati e 60 vittime tra le quali due pastori e un prete cattolico), sono state stuprate due donne, distrutte 151 chiese, mentre continuano ancora oggi gli attacchi. Nel Bihar è stata danneggiata una chiesa. Nello stato di Chhattisgarh sono state attaccate quattro suore. Nel Jharkhand i fondamentalisti indù hanno preso d’assalto una chiesa e hanno cercato di “riconvertire” i fedeli cristiani. Quattro chiese danneggiate nel Kerala, nel Tamil Nadu e nel Madhya Pradesh. A New Delhi due chiese danneggiate, alle quali si aggiungono altri quattro tentativi di assalto. Nel Punjab tre cristiani sono detenuti dalla polizia con false accuse. Nell’Uttar Pradesh picchiati tre pastori e la moglie di uno di loro. Nell’Uttarakhand sono stati uccisi due cristiani, un prete e una sua impiegata.