Banca mondiale: la crescita cinese scenderĂ  ai livelli del 1990
La Banca mondiale ammonisce che potrebbe essere anche peggio. Pechino, preoccupata per la dilagante disoccupazione, affronta il problema stimolando il consumo interno. Ma intanto non sa come contenere le crescenti proteste sociali.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Nel 2009 la crescita della Cina sarà “solo” del 7,5%, la più bassa dal 1990 e circa 2 punti meno delle peggiori previsioni precedenti. Louis Kuijs, esperto a Pechino della Banca mondiale, autrice della stima, ammonisce oggi che la crisi finanziaria globale è probabile che “peggiori”, con effetti anche maggiori sull’economia cinese, specie per la grande dipendenza dalle esportazioni.

Le minori esportazioni stanno causando la chiusura di decine di migliaia di fabbriche in Cina con la perdita di milioni di posti di lavoro, specie fra i migranti. Il governo teme che disoccupazione e difficoltà economiche portino a maggiori proteste sociali e da settimane Meng Jianzhu, ministro della Pubblica sicurezza, raccomanda alle autorità locali di gestire le proteste “con mente fredda”e  di ascoltarne le ragioni, piuttosto che far intervenire la polizia. Yin Weimin, ministro per le Risorse umane e la sicurezza sociale, ha insistito il 20 novembre che “la prima priorità è mantenere l’attuale occupazione”.

Esperti osservano che Pechino, come altri Stati, affronta la crisi stimolando il consumo interno, senza però intervenire sui problemi strutturali della sua economia. Il governo investirà 4mila miliardi di yuan per infrastrutture e servizi sociali, ma la Bm avverte del pericolo che le spese per infrastrutture alimentino la diffusa corruzione e invita a investire in sanità e istruzione e aiuti alle famiglie a basso reddito. Per evitare sprechi e corruzione, Pechino ha proibito di spendere questi fondi “per palazzi pubblici”, o di destinarli a industrie che consumano molta energia o che inquinano o che producono merci già in eccesso per il mercato interno.

Intanto ieri a Guangzhou centinaia di tassisti, in sciopero da giorni, si sono scontrati con la polizia, dopo che uno di loro è stato picchiato da 3 sedicenti funzionari municipali. In risposta, oltre 2mila tassisti hanno marciato sugli uffici municipali chiedendo giustizia.

In una reazione a catena, ieri sono scesi in sciopero anche i tassisti di Zhouxi, nello Shaanxi, con le stesse richieste economiche delle altre città: minori tasse, minor costo del carburante, maggiori controlli contro i taxi abusivi. E’ la settima città in cui i tassisti scioperano e i governi affrontano il problema negoziando piccole concessioni ma senza che nessuno voglia riorganizzare il settore.