Mumbai: si spara ancora, cinque ostaggi uccisi al Centro ebraico
Le forze speciali hanno messo “in sicurezza” il Trident-Oberoi Hotel, ma lo scontro con i terroristi continua alla Nariman House, al Taj Mahal, ed alla principale stazione della città. Il capo dei servizi segreti pakistani si prepara ad andare in India, per un summit senza precedenti, mirato ad abbassare la tensione tra i due Paesi.
Mumbai (AsiaNews) – Si combatte ancora a Mumbai, anche se sembra stia finalmente arrivando a conclusione il sanguinoso attacco terroristico che, finora, presenta un bilancio arrivato a 149 morti e 288 feriti. Sono 11, invece, i terroristi che, a questo momento, risultano uccisi. Gli altri ostaggi sarebbero “quasi tutti” liberati. L’assalto delle forze di sicurezza indiane ha “ripulito” in mattinata il Trident-Oberoi Hotel, ma nel pomeriggio si continuava a sparare intorno alla principale stazione ferroviaria, il Chhatrapati Shivaji Terminus, circondata dalle forze speciali antiterrorismo e al Taj Mahal, l’albergo dove l’attacco ha avuto inizio e dove, a quanto riferito dalla polizia, sono circa 50 i corpi trovati. Qui ci sarebbe ancora un terrorista “operativo” e le forze speciali, che hanno perso almeno due uomini, avanzano lentamente, di stanza in stanza.
 
“Non è ancora finito” anche l’assalto alla Nariman House, il centro ebraico. Quest’ultima operazione, iniziata in mattinata con la spettacolare discesa sul tetto della costruzione degli uomini della forze speciali, trasportati da elicotteri, (nella foto) ha portato finora all’uccisione di due terroristi. Ma il capo delle Forze di sicurezza dello Stato, J.K. Dutt, ha reso noto che all’interno dell’edificio sono stati ritrovati i corpi di cinque uccisi, “probabilmente ostaggi” e che si sta avanzando nel terzo piano dell’edificio, che è stato danneggiato da esplosioni e dal quale esce fumo. In precedenza, l’ambasciata israeliana aveva fatto sapere che all’interno del Centro c’erano “almeno sei israeliani”.
 
Sul piano politico, da registrare che da un lato si acuisce la tensione con il Pakistan – un terrorista arrestato ha documenti di quel Paese, a quanto dichiarato dal ministro degli Interni, R.R. Patil – e dall’altro si cerca di superarla. Il generale pakistano Ahmed Shuja Pasha, capo del potente e discusso Servizio di intelligence (ISI) si prepara a recarsi in India per un summit senza precedenti, mirato a condividere informazioni e strategie antiterrorismo. Il passo è stato deciso da Islamabad su una precisa richiesta del premier indiano, Manmohan Singh. Lo stesso primo ministro, peraltro, nel corso di una conferenza stampa aveva sostenuto che “le prime prove indicano il coinvolgimento di elementi con legami con il Pakistan” ed aveva chiesto lo smantellamento delle strutture che nel confinante Paese danno sostegno ai militanti islamici.
 
(Ha collaborato: Nirmala Carvalho)