Pechino minaccia ritorsioni economiche se Sarkozy incontra il Dalai Lama
Il leader tibetano è in Belgio per incontrare il Parlamento europeo. La Cina ammonisce che il previsto incontro con Sarkozy, fra 2 giorni, può compromettere i rapporti economici.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il Dalai Lama ha incontrato ieri il premier belga Yves Leterme (nella foto) e ha sollecitato l’Europa a insistere per il rispetto dei diritti umani, per il bene della Cina. Una furente Pechino minaccia gravi conseguenze se il presidente francese Nicolas Sarkozy incontrerà come previsto il leader tibetano in esilio.

In conferenza stampa, il 73enne Nobel per la Pace ha ricordato  un detto tibetano: “Alcune ferite nella bocca guariscono da sole”. “Il cinese – ha proseguito – all’inizio ha una forte reazione, ma poi è più equilibrato. Anche per quanto riguarda la mia visita”. Ha ricordato che in Tibet è in atto “un genocidio culturale” e ha chiesto all’Unione europea di mantenere una posizione ferma sul rispetto dei diritti umani in Cina, “che deve rispettarli, per diventare un buon membro del Mondo”. E ha citato un altro proverbio: “L’amicizia più genuina deve essere la più franca”. “L’Ue, aiutando questo, in modo indiretto aiuterà il governo cinese” a costruire una società armoniosa.

Oggi è previsto che il leader spirituale dei tibetani parli davanti al Parlamento europeo a Bruxelles, mentre fra 2 giorni  sarà in Polonia per una cerimonia per i 25 anni del Nobel per la Pace all'ex leader sindacale di Solidarnosc, Lech Walesa. In quell'occasione il Dalai Lama incontrerà Nicolas Sarkozy, presidente Ue di turno .

Per protesta la Cina ha annullato  il previsto summit con l’Ue in Francia e oggi dice che l’incontro con Sarkozy potrà avere conseguenze sui rapporti commerciali con la Francia.

Liu Jianchao, portavoce del ministro degli Esteri, ha sottolineato che c’è  una stretta correlazione tra rapporti politici e commerciali: “Solo se ci sono buoni rapporti bilaterali c’è un adeguato clima per scambi commerciali”.

La Cina intima agli altri Paesi di non avere rapporti con il leader tibetano in esilio. Dopo la sanguinosa repressione delle proteste in Tibet nel marzo di quest'anno, Pechino ha subito gravi critiche internazionali da governi e popolazioni, sfociate soprattutto in aperte contestazioni durante il percorso della torcia per le Olimpiadi di Pechino. Per placare le critiche, ad aprile la Cina ha accettato di aprire una trattativa con inviati del Dalai Lama. Ma, dopo le Olimpiadi, ha rifiutato qualsiasi proposta tibetana per  una maggiore autonomia e rispetto della loro cultura e religione. Oggi la stampa statale cinese ripete che le richieste del Dalai Lama per una maggiore autonomia del Tibet “non hanno futuro” e lo accusa di “volere restaurare la teocrazia”.