La Corte suprema del Tagikistan mette al bando l’islam salafita
Vietate introduzione, distribuzione di materiale di religioso e la pratica del culto. La matrice fondamentalista del movimento potrebbe “minacciare” l’ordine e la sicurezza nazionale. Esperti politici vedono nei suoi fedeli la vera opposizione al governo centrale.

Dushanbe (AsiaNews/Agenzie) – “La corrente dell’islam salafita è stata dichiarata fuorilegge”. Lo ha annunciato ieri Makhmadali Ioussoupov, portavoce della Corte suprema del Tagikistan. Il massimo organismo giuridico del Paese ha disposto l’interdizione delle attività della corrente salafita e ha proibito l’introduzione e la distribuzione di materiale religioso nel Paese.

Le autorità religiose del Tagikistan vedono nel salafismo una potenziale minaccia, capace di dividere la società sia per le pratiche di culto, sia per il retaggio fondamentalista che ne delinea i tratti peculiari. Esse invitano i fedeli salafiti a riunirsi nelle moschee per la preghiera e adeguarsi agli usi della maggioranza sunnita hanafita, per evitare scontri o divisioni fra le due anime musulmane del Paese. Il terrorismo islamico, specie nel mondo sunnita, ha per causa il salafismo, cioè un attaccamento letterale alla tradizione del passato, di chi ci ha preceduto (salaf) e una lettura rigida della dottrina.

Secondo alcuni esperti di politica locale i salafiti costituiscono la vera anima dell’opposizione di governo, si fanno promotori dello “scontento” della popolazione e “potrebbero in ogni momento promuovere una lotta per rovesciare l’ordine costituito”.

La comunità salafita, sebbene non registrata a livello ufficiale, conta circa 10mila fedeli, anche se i suoi leader parlano di oltre 20mila adepti. Il Tagikistan ha una popolazione di circa 7,5 milioni di abitanti, l’83% dei quali è di religione islamica sunnita. Il 13,9% si dichiara agnostico, mentre i cristiani sono il 2,1% circa del totale.