Baghdad ratifica il trattato Onu sulle armi chimiche
Per l’ambasciatore irakeno alle Nazioni Unite dimostra la volontà di “cooperare con la comunità internazionale” per “la pace e la stabilità in Medio Oriente”. Il possesso di armi chimiche all’origine della guerra lanciata dagli Usa nel 2003 contro Saddam Hussein. L’ex rais aveva utilizzato armi chimiche per annientare la resistenza kurda nel nord del Paese.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) –L’Iraq ha depositato ieri  il trattato di messa al bando delle armi chimiche alle Nazioni Unite, aggiungendosi alla lista dei Paesi – 186 con l’ingresso dell’Iraq – che aderiscono alla Convenzione sulle armi chimiche (Cwc) promulgata nel 1997 dall’Onu.

Secondo Hamid al-Bayati, ambasciatore irakeno alle Nazioni Unite, esso riflette “la volontà del governo di cooperare con la comunità internazionale”, la determinazione a “rimuovere gli ultimi effetti del precedente regime” e l’impegno concreto a “promuovere la pace e la stabilità in Medio Oriente”. Una decisione apprezzata dal segretario generale Onu Ban Ki-moon, secondo il quale essa “dimostra la dedizione al disarmo e alla non proliferazione” delle armi non convenzionali perseguita da Baghdad.

Al- Bayati ribadisce che la ratifica è in accordo con la Costituzione dell’Iraq, la quale impone il rispetto della convenzione sulla non proliferazione di armi chimiche e nucleari. “Continueremo a cooperare – prosegue l’ambasciatore irakeno alle Nazioni Unite – con la comunità internazionale nel settore del disarmo e nel mantenimento della pace e della sicurezza”.

Il possesso e la produzione di armi chimiche è stata menzionata quale ragione principale della guerra lanciata dagli Stati Uniti contro l’ex dittatore Saddam Hussein, nel 2003. In passato il rais aveva spesso fatto ricorso alle armi non convenzionali per annientare gruppi ribelli o minoranze contrarie al regime. Nel 1988 Saddam aveva ordinato una massiccia campagna contro i ribelli kurdi nel nord-est del Paese, colpevoli di appoggiare l’Iran con il quale l’Iraq era in guerra. L’uso di armi chimiche durante l’offensiva contro i kurdi – nome in codice Anafal, “bottini di guerra” – aveva causato la morte di decine di migliaia di persone. Il caso più eclatante riguarda l’attacco alla città di Halabja, durante la quale si stima siano morte almeno 5mila persone intossicate dai gas.

Fra i più stretti collaboratori di Saddam vi era anche il cugino Ali Hassan al-Majeed (nella foto), meglio noto come “Ali il chimico”, condannato a morte due volte per il suo ruolo nell’offensiva contro i kurdi. La sua esecuzione è stata più volte rimandata a causa di conflitti interni al governo irakeno e attende ancora oggi di essere eseguita.

Nell’aprile del 2003 la campagna militare americana ha portato alla caduta dell’ex rais e la sua cattura, avvenuta qualche mese più tardi. Le successive indagini da parte degli osservatori internazionali non hanno portato al ritrovamento di alcun armamentario chimico.