Papa: Buon Anno cinese, nella festa della conversione di san Paolo
Benedetto XVI ha fatto gli auguri a tutti i popoli dell’Asia orientale, perché vivano in gioia e armonia con Dio e la creazione. Conversione è accogliere la salvezza e il dono dell’amore di Gesù, che ci salva dall’egoismo e dalla tristezza. La conclusione della Settimana per l’unità dei cristiani a san Paolo fuori le Mura e la Giornata mondiale per i malati di lebbra. Due bambini liberano 2 colombe dalla finestra del papa.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Benedetto XVI ha fatto gli auguri del Nuovo anno cinese a tutti i popoli dell’Asia orientale, che seguono il calendario lunare è che da domani celebrano l’Anno del Bue. Parlando alla fine della preghiera dell’Angelus con i fedeli in piazza san Pietro, il papa ha detto: I popoli di vari Paesi dell’Asia Orientale si preparano a celebrare il capodanno lunare. Auguro a loro di vivere questa festa nella gioia. La gioia è l’espressione dell’essere in armonia con se stessi: e ciò può derivare solo dall’essere in armonia con Dio e con la sua creazione. Che la gioia sia sempre viva nel cuore di tutti i cittadini di quelle Nazioni, a me tanto care, e si irradi sul mondo!”. Fra i Paesi che seguono questo calendario vi sono la Cina, Giappone, Taiwan, Hong Kong, Singapore, le Coree, il Vietnam e tutti i Paesi dove vi sono importanti comunità cinesi come l’Indonesia, la Malaysia, le Filippine.

Ma il tema della sua riflessione prima della preghiera mariana è stato focalizzato dalla conversione di san Paolo, la cui memoria viene celebrata oggi dalla Chiesa. “Per la verità – ha detto il papa -  nel caso di Paolo, alcuni preferiscono non usare questo termine, perché – dicono - egli era già credente, anzi ebreo fervente, e perciò non passò dalla non-fede alla fede, dagli idoli a Dio, né dovette abbandonare la fede ebraica per aderire a Cristo. In realtà, l’esperienza dell’Apostolo può essere modello di ogni autentica conversione cristiana”.

La conversione di Paolo, ha continuato il papa, “maturò nell’incontro col Cristo risorto; fu questo incontro a cambiargli radicalmente l’esistenza. Sulla via di Damasco accadde per lui quello che Gesù chiede nel Vangelo di oggi: Saulo si è convertito perché, grazie alla luce divina, "ha creduto nel Vangelo". In questo consiste la sua e la nostra conversione: nel credere in Gesù morto e risorto e nell’aprirsi all’illuminazione della sua grazia divina. In quel momento Saulo comprese che la sua salvezza non dipendeva dalle opere buone compiute secondo la legge, ma dal fatto che Gesù era morto anche per lui – il persecutore – ed era risorto”.

Per ogni cristiano, il battesimo è il segno della conversione. “Convertirsi – ha precisato il pontefice - significa, anche per ciascuno di noi, credere che Gesù ‘ha dato se stesso per me’, morendo sulla croce (cfr Gal 2,20) e, risorto, vive con me e in me. Affidandomi alla potenza del suo perdono, lasciandomi prendere per mano da Lui, posso uscire dalle sabbie mobili dell’orgoglio e del peccato, della menzogna e della tristezza, dell’egoismo e di ogni falsa sicurezza, per conoscere e vivere la ricchezza del suo amore”.

Benedetto XVI ha poi ricordato che oggi pomeriggio presiederà i vespri solenni nella basilica di san Paolo fuori le Mura, insieme ai leader ecumenici di Roma. “Noi cristiani – ha aggiunto - non abbiamo ancora conseguito la mèta della piena unità, ma se ci lasciamo continuamente convertire dal Signore Gesù, vi giungeremo sicuramente”.

Un altro appuntamento ricordato dal pontefice è quello della 56ma Giornata mondiale per i malati di lebbra. “Mi rallegro – ha detto il papa - che le Nazioni Unite, con una recente Dichiarazione dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani, abbiano sollecitato gli Stati alla tutela dei malati di lebbra e dei loro familiari. Da parte mia, assicuro ad essi la mia preghiera e rinnovo l’incoraggiamento a quanti lottano con loro per la piena guarigione e un buon inserimento sociale”.

Un saluto speciale e “ con grande affetto” è stato rivolto ai bambini dell’Azione cattolica di Roma, che per tutto il mese si sono impegnati in incontri, riflessioni, attività legate alla “Carovana della Pace”. Alla fine dell’Angelus, due bambini, insieme al pontefice, hanno liberato due colombe bianche.