Testimoniare Cristo fra i bambini orfani dell’Aids in Cambogia
di Santosh Digal
È la scelta missionaria compiuta da una laica filippina, che dal 2003 vive in terra khmer. La donna ha organizzato terapie di gruppo e attività ludiche per i bambini, segnati da morti, sofferenze e privazioni. Anche la comunità cambogiana collabora nell’opera della missionaria a favore degli orfani.
Manila (AsiaNews) – Testimoniare Cristo fra i bambini orfani della Cambogia, i cui genitori sono morti a causa dell’Aids. È la missione di una laica cattolica filippina, che dal 2003 lavora in terra khmer per ridare “speranza” ai bambini abbandonati e garantire loro un'educazione di base.
 
Marian Matutina ha iniziato il suo cammino di missione a Siem Reap, nel nord della Cambogia, in una famiglia khmer composta dai genitori e quattro figli, per imparare la lingua locale. “Da questa famiglia buddista – racconta Marian – ho davvero capito il valore della presenza di Cristo, che si manifesta attraverso l’amore e l’accoglienza che ho ricevuto da loro”.
 
All’inizio la donna confessa di essersi “abbandonata totalmente a Dio” ispirandosi nel cammino di missione alle prime comunità dei discepoli. Assieme ad altri due missionari laici filippini ha aderito al progetto “Little Folks”, fondato dall'istituto missionario americano Maryknoll e dedicato ai bambini orfani dell’Aids. Guardando alla storia del popolo cambogiano, tanto gloriosa quanto tragica negli anni dei massacri perpetrati dai khmer rossi, Marian si è chiesta “come era possibile testimoniare Cristo fra la gente”, riconoscerne il volto “in una comunità a grande maggioranza buddista” e comunicare “l’amore di Dio” ai bambini rimasti senza genitori e senza motivi apparenti di speranza.
 
Gli orfani erano segnati da esperienze terribili fatte di morti, disperazione, spostamenti continui e sradicamento dall’ambiente familiare; ma le sofferenze patite non li avevano privati della “speranza” in un futuro migliore, tanto che molti di loro desideravano diventare medici, infermieri o insegnanti. Lavorando a contatto con i bambini e confrontando l’esperienza missionaria con i propri compagni, Marian ha capito che il primo passo da compiere per aiutarli era quello di “amarli senza riserve” e in modo gratuito.
 
Imparata la lingua Khmer, la missionaria filippina ha organizzato terapie di gruppo per affrontare il  dolore, in cui i bambini potevano confrontarsi e raccontare le rispettive esperienze, alle quali seguivano giochi e attività di svago. “Poco alla volta – racconta Marian – ho visto che il lavoro dava i suoi frutti e anche i rapporti con la comunità khmer si facevano più saldi. Ora anche i cambogiani mi aiutano nel lavoro e nelle terapie di gruppo dedicate ai bambini”.
 
“Ho potuto testimoniare – conclude Marian Matutina – in loro un continuo cambiamento: da persone che ricevono, gli orfani si sono trasformati in coloro i quali donano. Io posso solo rendere lode e gloria a Dio che è davvero capace di rendere nuove le cose. Il suo Spirito avvolge la Cambogia e tutto il popolo”.