Centinaia di migliaia per l’ultimo saluto al card. Kim, padre della patria
Per rendere omaggio alla salma, la cattedrale di Seoul sarà aperta dalle 7 fino alla mezzanotte, per tutti questi giorni, fino ai funerali del 20 febbraio. Le condoglianze del segretario dell’Onu Ban Ki-moon. Il saluto del presidente Lee e dell’ex presidente Kim. Su espressa volontà del card. Kim, i suoi organi sono stati donati. Riconosciuto da tutti come uno dei protagonisti delle trasformazioni del Paese in questi decenni. Le sue ultime parole.

Seoul (AsiaNews) – Centinaia di migliaia di persone, cattolici e non, sono in coda da stamane alle 7 per dare un ultimo saluto alla salma del Card. Stefano Kim Sou-hwan. Le spoglie di colui che è stato definito un “padre della patria” sono raccolte in un’urna di vetro posta nella navata centrale della cattedrale dell’Immacolata (Myeongdong). Madri con bambini, politici, membri di diverse religioni, vecchi, studenti si susseguono nelle lunghe file, sfidando il freddo glaciale dell’inverno coreano.

Mentre le code fluiscono lentamente, nella cripta della cattedrale, che raccoglie le reliquie dei martiri coreani, vi sono messe di suffragio ad ogni ora. Le messe si terranno per tutta la giornata fino alla mezzanotte e per quattro giorni, fino ai funerali solenni che si svolgeranno il 20 febbraio alle 10 di mattina. Il suo corpo riposerà nel cimitero dei sacerdoti cattolici a Yongin (Gyeonggi).

Il card. Kim è morto ieri pomeriggio alle 6.10. Subito un'operazione di circa mezz'ora è stata eseguita sul corpo, per prelevargli gli occhi, come da espressa sua volontà. Proprio 20 anni fa (1989), in occasione del Congresso eucaristico internazionale a Seoul, il cardinale aveva iniziato tra i cattolici il movimento per la donazione degli organi a favore della salute degli altri, come imitazione dell’amore di Cristo: un’azione fino allora inaudita nel contesto della cultura confuciana. In quella occasione egli ha firmato il suo testamento, circa la donazione dei suoi occhi; offerta che ha rinnovato al medico durante l’ultimo ricovero nell’ospedale cattolico Santa Maria.

Il presidente Lee Myung-bak e l’ex presidente Kim Dae-jung sono fra le personalità che oggi hanno reso omaggio alla salma. Anche il coreano Ban Ki-moon, segretario generale Onu, ha offerto le sue condoglianze. In un telegramma all’attuale arcivescovo di Seoul, card. Nicholas Cheong Jin-suk, egli ha ricordato che il card. Kim “è stato il leader spirituale dei cattolici coreani, ma ha anche dato un importante contributo allo sviluppo della politica nella Corea del Sud e ai segni dei tempi”.

Il presidente Lee, protestante, ha detto che la morte del porporato è “una grande perdita per la nazione”, e ha elogiato il ruolo simbolico che il cardinale ha avuto per la democrazia e i diritti dei lavoratori in Corea.

L’ex presidente Kim, cattolico, ha detto che “egli non ha mai avuto paura di mettere il suo credo in azione, durante il periodo della dittatura negli anni ’70 e ’80. Sono fortunato ad aver ricevuto guida e amore da parte sua”. Kim, politico e attivista della democrazia, è stato in prigione molte volte durante la dittatura militare e ricorda il card. Kim come un uomo che “ha speso la sua vita per la democrazia n Corea e per aiutare coloro che soffrono e sono nella povertà”.

Il motto del cardinale e’ stato: “pro vobis et pro multis”, “per voi e per tutti”: il “voi” si riferisce ai fedeli cattolici, il “tutti” a tutto il popolo, compresi i fratelli del Nord. Ha avuto sempre, testimoniano molti, un amore di predilezione per i poveri, i sofferenti e gli ultimi. Durante le dittature militari (stimato e temuto dai tutti i dittatori di turno) si è impegnato con coraggio e prudenza per la giustizia sociale, difendendo gli operai. A quel tempo, nelle sue omelie, Kim ha spesso criticato con asprezza i governi di Park Chung-hee and Chun Doo-hwan, che sopprimevano gli attivisti studenteschi e i sindacati. Nell’87 aveva nascosto decine di studenti attivisti anti-governo nella cattedrale di Myeongdong. Alle autorità giunte per arrestarli, egli ha detto: “Per prenderli dovete prima passare sul mio cadavere, quello dei miei preti e delle suore”.

Durante la democrazia degli ultimi due decenni ha privilegiato i poveri, i sofferenti e gli handicappati. Pur essendo Amministratore Apostolico della “diocesi di Pyongyang", non ha mai potuto mettere piede nel Nord, a causa del regime ateo tristemente noto. Ma si è impegnato a fondo per i fratelli a nord del 38° parallelo, soprattutto diffondendo lo spirito di riconciliazione e l’urgenza della libertà religiosa. Nel ’95 egli ha stabilito un’organizzazione religiosa inter-coreana, nella speranza che un giorno finisca la persecuzione nel Nord e le due nazioni possano riunirsi.

Il prof. Stefano Han, docente all’università Hankuk (Seoul), presidente dell’Associazione dei laici cattolici, dice che “con la sua testimonianza e la sua azione pastorale, il card. Kim ha spalancato la Chiesa cattolica al popolo, senza distinzione, e si è impegnato a costruire un mondo nuovo. Grazie a lui la dottrina e lo spirito del concilio Vaticano II è fluito dai documenti nei cuori dei cattolici”.

Non solo i cattolici coreani, ma tutti i coreani lo accettano come un leader spirituale che ha cambiato la società. Egli è percepito non come un leader religioso, ma come un leader di tutto il popolo della Corea. A poche ore dalla morte, ieri sera la prestigiosa emittente televisiva nazionale Kbs ha mandato in onda un servizio di 50 minuti sulla vita dell’arcivescovo Kim. Tutti  i giornali, di qualunque estrazione, hanno dato la notizia della morte dell’amato presule in prima pagina e molte testate gli hanno dedicato articoli commemorativi all’interno.

Le sue ultime parole sono state: “amate, amate sempre e perdonate. Grazie”.

 

(Hanno collaborato: Teresa Kim Hwa-young; Pino Cazzaniga; Jang Byung –il)