Lahore, sostenitori dell’ex premier Sharif fermati dalla polizia
di Qaiser Felix
Il gruppo di parlamentari protestava contro la decisione della Corte suprema di interdire dalla vita politica Nawaz e Shabaz Sharif. L’ex primo ministro parla di “editto” emesso dal presidente Zardari, il quale respinge le accuse. Migliaia di manifestanti sfilano per il Paese. Commissione per i diritti umani del Pakistan invoca il ritorno alla “politica di riconciliazione”.

Islamabad (AsiaNews) – Questa mattina un gruppo di sostenitori dell’ex premier Nawaz Sharif si è scontrato con la polizia a Lahore, nei pressi della sede dell’Assemblea provinciale del Punjab. Ai tafferugli hanno preso parte una ventina di parlamentari dell’opposizione: essi protestavano contro la sentenza della magistratura, che ha bandito dalla vita politica Nawaz e Shabaz Sharif; i manifestanti sono stati fermati e fatti salire sui blindanti della polizia. In tutto il Paese, intanto, migliaia di manifestanti pro-Sharif lanciano slogan anti-governativi e bruciano immagini del presidente Zardari.

Il Pakistan rischia di precipitare di nuovo in una fase di crisi politica e violenze settarie, dopo che la Corte suprema ha ribadito l’interdizione dai pubblici uffici per l’ex primo ministro e Shabaz, attuale governatore del Punjab, provincia roccaforte del PML-N, il partito guidato dai fratelli Sharif.

Nawaz Sharif, due volte premier del Paese prima dell’avvento di Musharraf, ha definito l’interdizione “una cospirazione e una ritorsione” messe in atto dal presidente Asif Ali Zardari per il sostegno al movimento di protesta degli avvocati “per una magistratura indipendente” e la “reintegrazione di Chaudhri Iftikhar” alla presidenza della Corte suprema. I fratelli Sharif sottolineano che “non si tratta di una decisione presa in autonomia dalla Corte”, ma di un “editto” e tutta la nazione “sa chi l’ha emesso”.

I toni critici espressi da Nawaz Sharif contro il presidente Zardari sono “spiacevoli, intempestivi e non commisurati alla caratura politica di un leader politico che per due volte ha guidato il Paese”. È la dura presa di posizione di Farhatullah Babar, portavoce del Pakistan People’s Party. Anche Sherry Rehman, ministro pakistano dell’informazione, sottolinea che il governo federale “non ha nulla a che fare con la decisione della Corte suprema" ed “esprime il proprio rincrescimento” per la messa al bando dei fratelli Sharif. “Questo non è ciò che auspichiamo – dice il ministro – secondo la politica di riconciliazione nazionale che abbiamo intrapreso”.

La Commissione pakistana per i diritti umani (Hrcp) esprime “dispiacere” per la sentenza emessa dalla Corte suprema e si dice preoccupata per una possibile “politicizzazione della legge” che potrebbe “sminuire il rispetto per l’organismoo giudiziario più importante del Paese”. “Hrcp avverte il Paese – afferma la presidentessa Asma Jahangir – del bisogno urgente di una politica di riconciliazione, piuttosto che una polarizzazione che è destinata a lasciare uno spazio vuoto per l’avventurismo [politico]”.