Crollano le esportazioni, a rischio almeno 10 milioni di posti di lavoro
Negli ultimi mesi il Paese ha subito gli effetti della crisi economica mondiale in misura molto maggiore del previsto. Ora ci si interroga sulle conseguenze per il settore agricolo e per i 220 milioni di persone già sotto la soglia della povertà.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Continua la contrazione delle esportazioni indiane, che a gennaio sono scese del 15,9% rispetto al gennaio 2008. Esperti parlano ormai della peggior crisi da decenni, mentre le iniziative statali non mostrano effetti concreti.

A gennaio ci sono state esportazioni per 12,38 miliardi di dollari, rispetto ai 14.71 miliardi di un anno fa. Ma preoccupa soprattutto il rapido peggioramento del dato, dopo il declino del 12,1 a dicembre 2008 e del 9,9 nel novembre 2008. L’India esporta soprattutto prodotti tessili, indumenti, gioielli e altre manifatture, per cui le minori commesse estere avranno gravi ricadute sull’occupazione: la Federation of Indian Exporters Association prevede la perdita di almeno 10 milioni di posti di lavoro entro il 31 marzo nei settori dei prodotti esportati.

Le importazioni sono scese in modo ancora maggiore, con un -18,2% a gennaio. Gli esperti prevedono che le esportazioni rimarranno basse ancora per parecchi mesi, quale conseguenza della diminuita domanda estera, soprattutto di Stati Uniti ed Europa.

Preoccupa soprattutto l’apparente mancanza di effetti delle misure prese dal governo per favorire le esportazioni, tra cui sgravi fiscali e incentivi per i settori più colpiti. New Delhi ha annunciato robusti  investimenti per sostenere la produzione: a gennaio ha annunciato interventi a sostegno di produzione, occupazione e infrastrutture per 200 miliardi di rupie (4 miliardi di dollari) per il 2009. Ma ha difficoltà a dare ulteriori sovvenzioni, in quanto alle prese con un deficit fiscale stimato pari all’11,4% del Prodotto interno lordo.

L’economia indiana è cresciuta del 5,3% nel terzo quarto dell’anno fiscale (da ottobre a dicembre), rispetto al +8,9% dello stesso periodo nel 2007 e al +7,6% del trimestre luglio-settembre 2008. E’il dato minimo da 6 anni, dopo che negli ultimi 3 anni il Paese ha visto una crescita sempre superiore al 9%. Questo risultato ha smentito le previsioni che il Paese fosse più resistente alla crisi mondiale perché ha un’economia orientata anzitutto sulla produzione per il bisogno interno.

Analisti osservano che il dato effettivo è ancora peggiore, dato che la stima è effettuata rispetto all’anno precedente. In realtà, nello scorso trimestre il settore manifatturiero ha visto un declino dello 0,2% e la produzione agricola ha registrato un -2,2%. Circa il 60% degli 1,2 miliardi di abitanti vive in villaggi di meno di 5mila persone, con un’economia anzitutto agricola, e gli esperti sono ancora incerti sulle conseguenze della crisi su questo comparto.

Preoccupa pure la ricaduta sui molti che annegano nella povertà: a febbraio il Programma di alimentazione mondiale delle Nazioni Unite ha stimato che nel Paese ancora 220 milioni di persone soffrono la fame, con il 56% delle donne indiane che sono anemiche e circa la metà dei bambini sottopeso (nella foto: slum di Mumbai).