Wu Bangguo: la Cina non adotterà mai una democrazia di tipo occidentale
Fedelissimo dell’ex leader Jiang Zemin e n. 2 del Partito comunista, interviene contro chi chiede maggiore democrazia e rispetto dei diritti in Cina. E riafferma il ruolo essenziale e irrinunciabile del Partito nel Paese.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina non adotterà mai una democrazia secondo il modello occidentale e occorre impedire che i discorsi su democrazia e liberalizzazione indeboliscano il Partito comunista cinese. Wu Bangguo, numero 2 della gerarchia del Partito comunista, è intervenuto oggi all’Assemblea nazionale del popolo in corso a Pechino, stroncando le ripetute richieste presentate da molti, anche funzionari del Partito, per una maggiore democrazia e rispetto dei diritti umani.

In un lungo intervento, Wu ha sottolineato che la Cina non introdurrà mai un sistema “multipartitico che detenga [il potere] a rotazione”, né consentirà separazioni tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, oggi tutti controllati dal governo. Ha voluto in specie ribadire che il Pc continuerà a indicare modelli di azione e priorità a giudici e procuratori e che tutti gli organi pubblici “debbono aderire alle linee, principi e politiche del Pc”. Ha riaffermato la “via del socialismo con caratteristiche cinesi”.

Membro della cricca di Shanghai e fedelissimo dell’ex leader Jiang Zemin, quasi rispondendo a chi teme che le ingiustizie portino a tensioni sociali, Wu ha citato il detto di Deng che, senza il Pc, un Paese grande come la Cina “sarebbe lacerato dai conflitti e incapace di far nulla”.

Di recente nel Paese ci sono state ripetute richieste per maggiore democrazia e rispetto dei diritti, anche quale via per evitare il crescere di proteste di massa. Un documento in questo senso, Carta 08, ha raccolto l’adesione anche di importanti funzionari del Pc. Le proposte di riforme politiche in senso democratico e di distinzione tra Stato e Partito, tra Partito ed esercito risalgono agli anni ’80 ed erano suggerite dal Segretario del Partito di allora, Zhao Ziyang, esautorato poco prima del massacro di piazza Tiananmen.