Problemi del lavoro in Bahrain: salario minimo e preghiera del venerdì
Il ministro del lavoro rifiuta un livello minimo agli stipendi, che porterebbe molte compagnie alla bancarotta. Esso andrebbe applicato ai cittadini del Bahrain ma anche agli immigrati, molti dei quali svolgono lavori di bassa manovalanza. Parere contrario anche sulla preghiera del venerdì per i musulmani.

Manama (AsiaNews/Agenzie) – In Bahrain si discute la nuova legge sul lavoro: fra i temi al centro dell’interesse vi sono il salario minimo e la preghiera del venerdì.

Majeed Al Alawi, ministro del lavoro, si dichiara contrario all’adozione di un salario minimo nel settore privato perché causerebbe “gravi problemi all’economia”. Il ministro ha sottolineato che un salario minimo per i cittadini del Bahrain “non dovrebbe essere inferiore ai 300 dinari” – poco più di 624 euro – ma stabilire per legge un limite porterebbe molte compagnie “alla bancarotta”. Il provvedimento, infatti, andrebbe esteso anche ai moltissimi immigrati nel Paese, la maggior parte dei quali sono impiegati per lavori di bassa manovalanza.

Majeed Al Alawi è uno strenuo difensore della “bahrainizzazione” del lavoro, per facilitare l’ingresso di cittadini del Bahrain presso aziende o attività economiche e commerciali. Le attuali condizioni in cui versano i datori di lavoro e le difficoltà dovute alla crisi economica non consentono però l’introduzione di un salario minimo.

Un altro tema al centro della discussione è “il diritto alla preghiera del venerdì” per i lavoratori di religione musulmana. Da più parti si invoca la possibilità di interrompere il lavoro per adempiere al precetto, ma ciò comporterebbe la chiusura di moltissime attività e pesanti ripercussioni sull’economia nazionale. Al Alawi chiarisce che “da un punto di vista religioso, non c’è nessuna festa al venerdì”.