“Tensione e confusione” sulla sorte degli operatori della Croce rossa rapiti a Jolo
P. Angel Calvo, missionario clarettiano, riferisce che nell’area teatro del sequestro si respira un “clima di tensione”. Il governo “non ha un piano” di intervento e “tutte le possibilità restano aperte”. Nessuna conferma sui negoziati e non si esclude l’ipotesi di un colpo di mano dell’esercito.

Manila (AsiaNews) – La sorte dei tre operatori della Croce rossa, da oltre due mesi nelle mani dei sequestratori, è “confusa” e non è possibile al momento ipotizzare “quali sviluppi vi saranno”. L’unico elemento certo è che nella zona è “evidente un clima di tensione” e rimangono aperte “tutte le possibilità” sulla sorte degli ostaggi. È il commento ad AsiaNews di p. Angel Calvo, missionario clarettiano e presidente di Peace Advocates Zamboanga (Paz). Egli conferma gli sforzi messi in campo dalla Croce rossa internazionale e dal governo filippino per giungere ad un esito positivo della vicenda, ma manca “un piano preciso di intervento”.

Il 15 gennaio scorso bande armate a Jolo, isola nel sud delle Filippine, hanno rapito tre operatori della Croce rossa internazionale: essi sono l’italiano Eugenio Vagni (39 anni), lo svizzero Andreas Notter (39) e la filippina Jean Lacaba (37). In queste ore si moltiplicano le voci sul possibile esito del sequestro. Richard Gordon, responsabile della sezione locale della Croce rossa ha ipotizzato “il rilascio di uno degli ostaggi”. Altri fonti vicine al gruppo fondamentalista di Abu Sayyaf, ritenuto responsabile del sequestro, minacciano di decapitare un ostaggio “se l’esercito compie nuove offensive”.

“In questo momento non vi sono certezze né sui negoziati – afferma p. Calvo da Basilan – né sulla possibilità di un riscatto. Il governo non ha un piano deciso di intervento e non si può escludere nemmeno un colpo di mano dell’esercito. Tutto può succedere”. I rischi legati a una operazione dei militari sono tuttavia elevati: nei giorni scorsi un assalto lanciato dai marines ha causato nove vittime, tre fra i militari e sei militanti islamici. Il raid ha fatto temere per la vita degli ostaggi.

P. Calvo spiega che non vi è nemmeno una idea precisa degli autori del rapimento: si sa per certo che si tratta di “milizie di ribelli islamici” ma stabilire se esse appartengono al gruppo fondamentalista filippino legato ad al Qaeda è “difficile”. “Siamo di fronte a gruppi che agiscono per denaro. Un dato confermato anche dal sequestro dell’operatore dello Sri Lanka e di tre insegnanti rapiti di recente a Zamboagna”. I sequestri sono a “scopo di estorsione”, più difficile è stabilire quanto conta la matrice ideologia “legata all’estremismo islamico”. “L’amara realtà – conclude il sacerdote – è che il governo non sa cosa fare”.