Pasqua a Manila, baciando la croce di Gesù
di Santosh Digal
La Settimana santa è accompagnata dai riti della tradizione locale che riuniscono le famiglie e raccolgono il vicinato. Il card. Vidal invita i giovani a rigettare i “facili ideali” della società di oggi.
Manila (AsiaNews) - La Settimana santa dei cattolici filippini è accompagnata dai canti della Pabasa, il racconto in tagalog della Passione, morte e resurrezione di Gesù. “È il modo tradizionale di professare la nostra fede - spiega Marfic Castro, 46enne madre di due ragazzine - di esprimere il nostro amore per Gesù e partecipare alla sua passione”.
 
I canti ritmati della Pabasa e la lettura della Pasiong Mahal, la narrazione della Passione in tagalog, sono riti che riuniscono le famiglie e raccolgono il vicinato durante la Quaresima ed in particolare nella Settimana santa. Per questa Pasqua, la Chiesa filippina ha invitato i fedeli a riscoprirne tanto il valore comunitario quanto quello della personale.
 
Mons. Pedro Quitorio, responsabile della comunicazione della Conferenza episcopale delle Filippine, spiega ad AsiaNews che i cattolici del Paese sono invitati a riflettere sui gesti della tradizione e sui momenti liturgici del triduo pasquale. “Quando una persona bacia Cristo che porta la croce - afferma mons. Quitorio - significa che bacia la sua croce personale. Molti pensano, con una punta di superstizione, che baciando la croce Gesù elimini i loro pesi, mentre invece quel gesto significa abbracciare con lui la propria croce quotidiana e quella di ogni uomo”.
 
L’esortazione ad immedesimarsi con la passione e morte del Signore è l’invito che la Chiesa delle Filippine rivolge in particolare ai giovani. Il card. Ricardo Vidal, arcivescovo di Cebu, lo ha ribadito durante la giornata mondiale dei giovani, celebrata quest’anno a livello diocesano. Ai 3mila ragazzi riuniti per quattro giorni al santuario di San Francesco di Assisi a Naga City, nel sud del Paese, il card. Vidal ha chiesto di non abbandonarsi ai facili ideali che la società di oggi propone, ma di aprirsi all’amore di Gesù che ha dato la sua vita per ogni uomo.