Riforma sanitaria: Pechino promette di inserire i migranti nella sanità cittadina
Da decenni oltre 900 milioni di cinesi sono tagliati fuori da un’effettiva assistenza medica gratuita. Da pochi anni sono previsti rimborsi parziali a favore dei rurali, che debbono anticipare le spese ma non sono sicuri dei rimborsi. Esperti: è essenziale vedere come saranno trattati rurali e migranti.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo centrale ha pubblicato ieri il piano per realizzare entro 3 anni la riforma sanitaria, spiegando meglio le linee guida del progetto del Consiglio di Stato reso noto il giorno prima. Ma gli analisti ritengono che questo documento non spieghi come si potranno ottenere gli ambiziosi obiettivi, in una situazione dove i due terzi della popolazione deve pagarsi ogni cura.

Pechino dichiara obiettivi ambiziosi: entro il 2011 vuole assicurare l’assistenza sanitaria al 90% della popolazione, garantire a tutti le medicine essenziali a costo economico, stabilire una rete di cliniche, sia nelle città che nelle zone rurali, che collaborino tra loro; riformare gli ospedali pubblici affinché non siano più basati sul criterio del profitto (viene curato chi può pagare o ha un’assicurazione che copre le spese).

Dalla riforma sanitaria degli anni ’90 la situazione nel Paese è desolante. Sono privi di assistenza sanitaria gratuita quasi tutti i rurali, circa 910 milioni di persone. Da pochi anni è previsto che le autorità locali rimborsino loro una parte delle spese mediche necessarie: ma i rimborsi sono di frequente modesti e spesso le autorità ne rifiutano o rinviano l’erogazione con pretesti. Inoltre il rimborso è commisurato sui costi degli ospedali locali, molto più economici ma anche assai meno efficienti di quelli cittadini. Comunque ne sono tagliati fuori i migranti, oltre 110 milioni di persone, che vivono lontano dal villaggio di residenza.

Per questo gli esperti osservano che ogni riforma dovrà pensare anzitutto alle zone rurali e ai migranti. Il governo prevede di dare ai migranti la possibilità di scegliere se registrarsi e farsi curare presso il villaggio di residenza o nella città dove lavorano. Anche gli studenti universitari saranno iscritti nelle liste sanitarie della città dove studiano.

Gu Xin, esperto dell’Università di Pechino, dice al South China Morning Post che i governi cittadini potrebbero essere riluttanti a sostenere ingenti spese  per assicurare a milioni di migranti la stessa assistenza dei cittadini residenti. Anche perché il disegno di legge non spiega dove il municipio reperirà i fondi necessari. Inoltre i migranti spesso “cambiano” città secondo dove trovano lavoro e ogni città ha proprie imposte e criteri di spesa medica.

Gli esperti dicono che, comunque, sarebbe già importante realizzare gli obiettivi annunciati: 2mila nuovi ospedali in provincia entro 3 anni, l’ultimazione di 29mila nuove cliniche in città minori entro il 2009, un centro medico di base in ogni villaggio entro il 2011.

Finora le zone rurali sono rimaste fuori del miracolo economico, anche nella sanità. Ora si prevede di pagare le tasse universitarie ai futuri medici che accettino di lavorare in cliniche rurali per almeno 3 anni e di offrire 1,9 milioni di lezioni di approfondimento per gli operatori sanitari per migliorare la qualità del servizio.

Ma c’è chi nota che da anni Pechino promette riforme a favore dei rurali e attende di vedere i primi risultati.