Ultimatum dell’esercito di Colombo alle Tigri tamil
Il ministero della Difesa parla di “scacco matto” alle forze ribelli e preannuncia lo scontro finale. I militari ingiungono ai ribelli di abbandonare le armi. Decina di migliaia di civili in fuga.
Colombo (AsiaNews/Agenzie) - Il generale di brigata Udaya Nanayakkara, portavoce dell’esercito di Colombo, conferma l’ultimatum dato ai ribelli del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte): resa incondizionata o le forze militari Colombo completeranno la loro avanzata in armi nei 18 chilometri quadrati che rimangono ancora sotto il controllo delle Tigri tamil. L’ultimatum scade a mezzogiorno di oggi.
 
Nella giornata di ieri la 58ma divisione dello Sri Lanka Army (Sla) ha fatto breccia nella linea di difesa ribelle sul confine est della no fire zone. Fonti militari affermano che almeno 39mila civili, sino ad allora intrappolati nella zona interessata dagli scontri, sono fuggiti. Il ministero della Difesa e la tv statale di Colombo diffondono le immagini di decine di migliaia di persone che attraversano la laguna di Nanthi Kadal, nella zona interessata dagli scontri tra esercito e ribelli nel distretto di Mullaitivu. Molti di essi sono feriti, altri si trascinano segnati da fatiche e spossatezza.
 
Il ministero della Difesa, che ieri ha definito gli scontri con Ltte come “la più grande operazione di salvataggio di ostaggi mai realizzata”, oggi parla di “scaccomatto” alle forze ribelli e ha diffuso la notizia che Velupillai Prabhakaran, capo supremo del Ltte, sarebbe stato ferito in occasione di un bombardamento nei mesi scorsi. Diversi analisti reputano che la fuga dei civili dalla zona di guerra tolga ora ogni remora all’esercito di Colombo nel completare l’avanzata. Il presidente Mahinda Rajapaksa ha annunciato che “il processo di completa sconfitta del Ltte è iniziato”.
 
I ribelli tamil definiscono l’operazione di ieri dello Sla come una carneficina a danno dei civili: per l’Ltte sarebbero almeno 1000 le vittime di bombardamenti indiscriminati contro la popolazione. L’esercito risponde affermando che le Tigri hanno usato i civili come scudi umani e che alcuni ribelli si sono fatti saltare in aria tra le gente per ostacolarne la fuga.
 
Nella zona teatro degli scontri rimangono intrappolate ancora migliaia di persone: l’Onu parla di decine di migliaia di civili. La Croce Rossa internazionale nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme per l’aggravarsi della  crisi umanitaria a causa della scarsità di medicinali e beni di prima necessità per i soccorsi agli sfollati.