Razzismo: problema crescente nella società russa
Cresce l’ostilità pregiudiziale contro gli stranieri, soprattutto i “vicini” del Caucaso e dell’Asia centrale. Ma di fronte ad aggressioni e discriminazioni, gruppi di migranti esteri di organizzano e scatenano vere battaglie private, specie nel meridione del Paese.

Mosca (AsiaNews/Agenzie) – Una ventina di giovani ha aggredito ieri 15 operai edili tagiki nella capitale. Il fatto è quasi normale, perché in Russia cresce il rischio della xenofobia e del razzismo, insieme al problema della sempre maggiore presenza di migranti di Paesi ex sovietici e dell’Asia.

Simili aggressioni non sono purtroppo rare, specie a Mosca. Secondo un’analisi del Centro per gli studi orientali, è in continuo aumento la violenza per motivi etnici e sciovinisti. Dati ufficiali indicano che nel 2004 ci sono state aggressioni per ragioni razziste contro 267 persone (con 49 morti), nel 2006 sono state 552 (56 morti) e nel 2007 sono arrivate a 634 (con 68 morti). Le aggressioni sono avvenute soprattutto nelle grandi città come Mosca e San Pietroburgo. Le principali vittime sono persone del Caucaso e dell’Asia centrale, seguite da altri asiatici (come cinesi e vietnamiti). Ma si ritiene che il dato effettivo sia molto maggiore, dato che molte violenze non sono denunciate, se l’aggredito non finisce in ospedale.

Un’indagine dell’istituto privato Levada Tsentr ha constatato che nel 1995 la maggioranza degli intervistati (circa il 57%) era contraria allo slogan “la Russia per i russi”. Ma a partire dal 2000 e tutt’oggi la maggioranza è favorevole a questa idea e ormai meno del 30% vi si oppone con forza. In particolare, nel 2006 l’affermazione era diffusa soprattutto tra i giovani tra 16 e 29 anni (il 53%), tra la gente con basso reddito (53%) e tra gli abitanti di villaggi e piccole città (sempre un 53%, rispetto al 47% dei residenti in grandi città e il 43% tra i moscoviti).

Un’altra indagine dell’istituto ha riscontrato che militari, polizia e personale del ministero dell’Interno sono il gruppo professionale con maggiore avversione contro i migranti esteri: oltre il 73% li considera in modo negativo.

L’avversione si appunta soprattutto verso i “vicini di casa” e le popolazioni ex sovietiche, soprattutto i caucasici, considerati migranti anche se hanno la cittadinanza russa: sono chiamati con disprezzo i “kaykaztsy”, o anche i “neri”, senza distinguere tra le diverse nazionalità. All’inizio del millennio meno della metà dei russi era favorevole a porre restrizioni per i migranti di tali regioni, ma un’indagine del 2005 ha mostrato che ora oltre il 70% della popolazione approva tali restrizioni e nel 2006 circa il 25% desiderava proibire loro l’accesso a luoghi come alcuni ristoranti.

Esperti ravvisano le cause in recenti conflitti per ragioni di nazionalità (è ancora vivo il ricordo del terrorismo ceceno), nell’espansione di movimenti ultranazionalisti, nell’ambigua politica tenuta dai leader. Più volte ambienti del Cremlino fanno richiami a sentimenti nazionalistici. Come pure nel progressivo aumento dei migranti: nel 2008 un bambino su 15 nati a Mosca aveva genitori stranieri.

Si stima che ogni anno circa 4,6mlioni di migranti arrivano in Russia per lavorare in modo illegale. I migranti esteri, venuti per fuggire la fame e costruirsi un futuro, spesso accettando lavori pericolosi e sottopagati, non si limitano a subire. In alcune regioni, specie nella Russia meridionale, ormai si assiste a veri scontri tra gruppi di giovani russi e di membri di altri Paesi, soprattutto caucasici. A fine maggio 2007 a Stayropol durante un simile scontro è stato ucciso un giovane ceceno. Pochi giorni dopo, sono stati uccisi due studenti russi.