Papa: vedere nella Chiesa la bellezza di Dio, non solo i peccati degli uomini
Ai fedeli presenti all’udienza generale, Benedetto XVI illustra la figura di Germano di Costantinopoli, patriarca importante nel periodo della lotta iconoclasta e nella mariologia. Del suo insegnamento rimane ancora oggi l’invito a seguire Cristo per tornare a essere immagine di Do, l’amore per la Chiesa e per la bellezza della liturgia.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Chiedere a Dio che “ci insegni a vedere nella Chiesa la sua bellezza e la sua speranza”, imparare ad amare la Chiesa, perché in essa, al di là dei peccati degli uomini è presente la luce divina. Essa è il luogo ove “Dio parla con noi”, dove “riceviamo il perdono di Dio e impariamo a perdonare”. E’ l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto oggi alle 35mila persone presenti in piazza San Pietro per l’udienza generale, nel corso della quale, proseguendo nell’illustrazione delle figure della Chiesa primitiva, ha parlato di Germano di Costantinopoli, che anche se “non appartiene alle figure più significative del cristianesimo orientale” è tuttavia importante nel periodo della cosiddetta lotta iconoclastica e per il suo pensiero in campo mariologico.
 
Nato nel 635, nominato patriarca di Costantinopoli nel 715, in quell’anno la capitale dell’Impero bizantino subì “un pericolosissimo assedio” da parte dei saraceni, durante il quale Germano guidò una processione con numerose icone per invocare la difesa della città. Di fatto Costantinopoli  fu liberata dall’assedio. “La riconoscenza per l’aiuto divino fu estremamente grande nel popolo” e Germano “si convinse che l’aiuto era dovuto alla venerazione mostrata dal popolo verso le sacre icone”. Di parere diverso l’imperatore Leone III, “convinto che il consolidamento dell’Impero dovesse cominciare proprio dal riordinamento della fede”, che andava preservata dal rischio dell’idolatria, proprio per l’eccessivo culto delle icone.
 
A nulla valse l’opposizione di Germano, nel 730 l’imperatore prese posizione aperta contro il culto delle immagini, Germano non volle piegarsi agli ordini dell’imperatore. In conseguenza si vide costretto a rassegnare le dimissioni da patriarca autoesiliandosi in un monastero, ove morì nel 733.
 
“Nonostante dal punto di vista teologico Germano non spossa qualificare un grande pensatore”, alcune sue opere sono “importanti per alcune intuizioni sulla mariologia”. “Alcune hanno segnato profondamente la pietà di intere generazioni”. “Le sue splendide omelie sulla presentazione di Maria al tempio” sono “testi preziosissimi di spiritualità” e destano “stupore” alcuni testi mariologici in omelie tenute in festività corrispondenti alla nostra festa dell’Assunzione. Uno di questi, ha ricordato Benedetto XVI, è citato da Pio XII nella costituzione con la quale proclamò il dogma di Maria Assunta.
 
“Alla fine rimane la domanda cosa di questo santo rimane a noi”. Il Papa ha indicato tre elementi. Il primo è che “c’è una certa visibilità di Dio nel mondo e nella Chiesa, che dobbiamo imparare a vedere”. “L’uomo è stato creato a immagine di Dio”, ma essa “è coperta da tanta sporcizia che l’immagine di Dio quasi non compare più”. “Cristo ci invita a divenire simili a lui in modo che in ogni uomo traspare di nuovo il volto di Dio”.
 
Il secondo è “la bellezza e la dignità della liturgia”, che va celebrata “nella consapevolezza della presenza di Dio”.
 
Terzo elemento indicato dal Papa è “amare la Chiesa”. “Vediamo forse – ha spiegato - più il peccato degli uomini e il negativo, ma con la luce della fede che rende capaci di vedere il bene possiamo anche oggi e sempre riscoprire nella Chiesa la bellezza divina. Nella Chiesa Dio parla con noi, Dio passeggia con noi, dice Germano. E’ nella Chiesa che Dio si fa presente e rimane presente nella adorazione, è nella Chiesa che parla con noi, è nella Chiesa che riceviamo il perdono di Dio, impariamo a perdonare”. “Preghiamo Dio - ha concluso - perché ci insegni a vedere nella Chiesa la sua bellezza e la sua speranza nel mondo, e ci aiuti ad essere anche noi trasparenti per la sua luce”.