Papa: in Terra Santa sarò pellegrino di pace
Messaggio di Benedetto XVI a giordani, israeliani e palestinesi, alla vigilio della partenza per il pellegrinaggio nella terra ove visse Gesù, per “per “condividere le vostre aspirazioni e speranze, così come le vostre sofferenze e difficoltà”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - “Verrò tra voi come pellegrino di pace”: Benedetto XVI si è rivolto così alle popolazioni della Terra Santa, tra le quali è “impaziente” di essere per “condividere le vostre aspirazioni e speranze, così come le vostre sofferenze e difficoltà”. Il Papa si è rivolto così, in un messaggio letto al termine dell’udienza generale a giordani, israeliani e palestinesi, tra i quali sarà da venerdì. “Voglio cogliere l’occasione - ha detto - di salutare questi popoli e questi Paesi, questa mattina, attraverso la radio e la televisione”. “Il mio primo desiderio - ha proseguito - è di visitare i luoghi resi santi dalla vita di Gesù e di pregare per il dono della pace e dell'unità per le vostre famiglie e per tutti coloro per i quali la Terra Santa e il Medio oriente sono la propria casa”. “Tra i molti appuntamenti religiosi e civili che avranno luogo questa settimana, vi saranno incontri con i rappresentanti delle comunità musulmane ed ebraiche con le quali sono stati fatti grandi passi avanti nel dialogo e nello scambio culturale". Un saluto particolare, infine, per i cattolici della regione: “vi chiedo di unirvi a me nel pregare affinché questa mia visita porti molti frutti per la vita spirituale e civile per tutti coloro che abitano la Terra Santa. Preghiamo tutti Dio per la sua bontà. Coltiviamo tutti la speranza. Rimaniamo saldi nei desideri e negli sforzi di pace”.
 
Prima di leggere il messaggio, nel discorso alle 20mila persone presenti all’udienza generale, il Papa aveva parlato di Giovanni Damasceno e dell’ottimismo cristiano, che permette di vedere nella natura il buono e il bello, malgrado la “distruzione” portatavi dalla colpa umana, di non considerare “spregevole” la materia, “perché niente di cio che Dio ha fatto è spregevole” e elementi materiali presi dalla natura possono diventare strumenti di grazia, purché nella confessine della vera fede.
 
Figura di “prima grandezza” della storia della Chiesa dell’VIII secolo, di Giovanni Damasceno il Papa ha ricordato in particolare i “tre discorsi per le sante immagini contro coloro che le calunniavano”. “In qusti testi possiamo rintracciare i primi tentativi teologici di venerazione delle immagini sacre”, Giovanni Damasceno “fu tra i primi a distinguere nel culto pubblico e prvato tra adorazione e venerazione. La prima, sommamente spirituale, si può rivolgere solo a Dio, la seconda può utilizzare le immagini per rivolgersi a colui che è rappresentato nell’immagine stessa”, ma “il santo non puo essere identificato nella materia dell’immagine”. A Giovanni Damasceno, ha sottolineato il Papa, si deve una teologia della materia, “ancora oggi di grande attualità”, per spiegare la ragione per la quale i cristiani hanno superato la proibizione delle immagini sacre contenuta nell'Antico Testamento e, ha aggiunto oggi il Papa, recepita dal mondo islamico che “accetta questa esclusione totale della venerazione delle immagini”.
 
Ma “Dio non era mai stato rappresentato in immagine, essendo incorporeo e senza volto”, ma poiché “ora si è fatto materia per me, io venero la materia attraverso la quale mi è giunta la salvezza”. “Non è forse materia il legno della croce e l’inchiostro col quale è scritto il libro salvifico e prima di ogni altra cosa non sono materia la carne e il sangue del mio Sgnore?”. “Non venero la materia, diceva, ma il creatore della materia”.
 
“Bisogna lasciarsi riempire di stupore davanti alle opere della Provvidenza, superando la tentazione di vedere aspetti che sembrano ingiusti”. E’ “l’ottimismo di vedere nella creazione visibile il buono e il bello”,  ma “l’ottimismo cristiano non è un ottimismo ingenuo, tiene conto della ferita inferta dalla libertà umana, con tutte le conseguenze di disordine che ne sono derivate”. La natura, poi “è stata rinforzata e rinnnovata dalla discesa del Figlio di Dio nella carne. Era necessario che fosse indicata concretamente la strada verso il mare dell'amore di Dio per l'uomo. Così il Figlio discese presso i suoi servi, egli stesso ha abbassato il cielo venendo tra di noi, compiendo la cosa più nuova di tutti, l'unica davvero nuova”.