Arrestato Zhou Yongjun: il 4 giugno 1989 era in piazza Tiananmen
Fuggito da anni negli Usa, nel 2008 cerca di tornare in Cina ma la polizia lo ferma e lo tiene in carcere in segreto per mesi, prima di accusarlo per “truffa”. Intanto la Fondazione Dui Hua fa un elenco di almeno 30 dissidenti in prigione dalle proteste di piazza Tiananmen.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Dopo mesi di detenzione “non ufficiale”, è stato formalmente arrestato ieri per truffa Zhou Yongjun, leader degli studenti che nel 1989 hanno protestato in piazza Tiananmen. A distanza di 20 anni, si ritiene che almeno 30 persone siano ancora in carcere per avere partecipato alle proteste.

Zhou da anni risiede negli Stati Uniti. Nel settembre 2008 ha cercato di rientrare in Cina di nascosto, ma è stato arrestato appena arrivato da Hong Kong. Ieri, infine, la polizia della sua città natale Suining (Sichuan) ha notificato alla famiglia l’ordine di arresto, poco prima del 20° anniversario del massacro di piazza Tiananmen, che cade il 4 giugno.

La famiglia di Zhou afferma che la polizia ha parlato di spionaggio e delitti politici, prima dell’accusa di truffa.

Nel 1989 Zhou era studente alla facoltà di giurisprudenza ed è stato tra i promotori del movimento studentesco che ha portato alle proteste di massa. Era in piazza Tiananmen la notte del 4 giugno, quando l’esercito ha circondato la piazza e sparato su chiunque ci fosse, con centinaia, forse migliaia di morti (nella foto: protesta nella piazza nel maggio 1989). Detenuto per anni, nel 1993 è stato liberato ed è fuggito negli Stati Uniti. Nel 1998 ha cercato di tornare in Cina, ma è stato condannato a 3 anni di rieducazione-tramite-lavoro, condanna amministrativa a veri lavori forzati. Scontata la pena, nel 2002 è tornato negli Usa.

Oggi la Fondazione Dui Hua, gruppo per la difesa dei diritti umani, ha denunciato che sono ancora in carcere almeno 30 persone che quel 4 giugno erano nella piazza, accusati di avere assalito i soldati che sono avanzati sparando sulla folla. Molti allora erano giovani operai, che il governo ha colpito con estrema durezza, persino maggiore di studenti e intellettuali. La Fondazione ha indicato 16 nomi.

A distanza di 20 anni, in Cina è proibito persino parlare di quegli eventi.