Critiche e tristezza nella festa dello Sri Lanka
di Melani Manel Perera
C’è chi si chiede come si possa festeggiare con così tante vittime civili; chi afferma che il terrorismo del Ltte è frutto di un sistema oppressivo; chi dice che il Paese ha tradito i valori del buddismo scegliendo la guerra.
Colombo (AsiaNews) - Celebrazioni e entusiasmo per la vittoria sulle Tigri, ma anche critiche al governo e timore per il futuro. È festa nazionale nello Sri Lanka, proclamata dal governo per celebrare la vittoria sulle Tigri tamil. Per le strade di Colombo e delle principali città caroselli e cortei sono iniziate sin dal primo annuncio della disfatta dei ribelli e ieri sera anche il presidente Mahinda Rajapaksa si è unito alla popolazione per festeggiare. Per molti egli è diventato Raju il re, eroe nazionale e liberatore del Paese da una guerra che durava da 26 anni. Ma tra la maggioranza della popolazione in festa ci sono anche voci critiche e preoccupate. Riportiamo di seguito alcuni commenti giunti ad AsiaNews.
 
Sardha Kavirathna, insegnante, di religione buddista, madre di tre figli
“Come cittadini responsabili dobbiamo fare una scelta decisiva  per costruire l’unità tra il popolo nel Paese. È davvero troppo celebrare questo evento ora. Sono una donna buddista e ho cercato tra i nostri insegnamenti. Non ho trovato una sola frase del Buddha che ci incoraggia a promuovere l’assassinio. Questa vittoria è un simbolo di assassinio. Mi chiedo come gli srilankesi, in quanto buddisti, ridano e gioiscano sopra centinaia di civili innocenti morti. Come possiamo considerarci eroi se uccidiamo o ci facciamo forza con il potere?”.
 
P. Thomas Kochchery, sacerdote redentorista indiano e attivista per i diritti umani in India
“Di quale vittoria stiamo parlando? Per secoli i tamil sono stati tratti come gente di seconda classe, oppressi. Cosa ne è di loro? Abbiamo risolto questo problema? L’Ltte ha combattuto per la liberazione dei tamil a cui non è mai stato riconosciuto il diritto di cittadinanza. C’è un terrorismo e una violenza più grande verso milioni di tamil. Il terrorismo del Ltte è la moneta di scambio a questa violenza strutturale. Questa è la vittoria di un terrorismo più grande che è quello del governo dello Sri Lanka. Anche senza Ltte nuove violenze verranno se prima non sarà rimossa la violenza del governo del Paese”
 
Herman Kumara, segretario generale della World Forum For Fisher People
“La società srilankese sta andando verso la distruzione, dando spazio a pratiche anti-democratiche, non etiche e inaccettabili. La popolazione non si rende conto della realtà. Questo è il mio dilemma adesso. Quando il popolo si renderà conto della realtà? L’Ltte non è la causa del problema, ma il frutto di un sistema oppressivo, ha espresso l’odio verso il sistema. La violenza che ha compiuto, lo ha isolato dalla società del sud e giustificato la sua distruzione. Hanno creduto solo nelle armi e non nel popolo. La popolazione che vive nelle nord dovrebbe poter usare e gestire le risorse naturali della regione. Sino a che non avverrà questo cambio del sistema non ci sarà pace nel Paese. Per questo dobbiamo impegnarci rapidamente nel dialogo tra i popoli del sud e del nord e affrontare i loro problemi”.
 
Chinthana Fernando, funzionario del governo e padre di un bambino appena nato
“La gente si comporta come fosse impazzita. Perché gioiamo? Per l’uccisione di centinaia di guerriglieri del Ltte incluso il suo leader? Questa è una vittoria della guerra. Chi può provare che con la loro morte la missione del Ltte sia finita? Ora ci sono in giro ancora più sostenitori delle Tigri tamil. Chissà quanti ce ne sono anche nella capitale Colombo. Non possiamo dimenticarcene a cuor leggero… Tutti sanno che i tamil sono una comunità unita, non come in singalesi. Non è per nulla buona tutta questa enfasi nelle celebrazioni. Il presidente Rajapaksa dovrebbe subito spiegare le sue intenzioni verso i tamil della diaspora e prendere iniziative per la loro risistemazione come ha promesso. Questo è l’unico modo per occuparsi della popolazione tamil. Stanno soffrendo nei campi profughi e devono tornare nelle loro terre. Altrimenti le prossime rivolte scoppieranno nei centri di accoglienza degli Internally displaced people”.
 
P. S. Maria Anthony, sacerdote cattolico
“La guerra ed i combattimenti sono finiti. Le celebrazioni della vittoria sono sproporzionate e suonano come un’umiliazione per i tamil. Nel discorso alla nazione il presidente Mahinda Rajapaksa ha usato parole attente e ha espresso molta preoccupazione per le sofferenze della popolazione. Ci sono state celebrazioni eccessive per le strade mentre avrebbero dovuto rispettare i sentimenti dei tamil. Ora mi chiedo se il governo sarà capace di compiere ciò che è bene, cioè riconoscere i legittimi diritti delle comunità tamil. Per ottenere questo risultato è di suprema importanza una completa ri-educazione del popolo e del modo di pensare della nazione”.