Ban Ki Moon preme sullo Sri Lanka per una rapida soluzione dell’emergenza profughi
di Melani Manel Perera
Il segretario generale dell’Onu è atteso per questa sera sull’isola. Il presidente Rajapaksa parla di 180 giorni per chiudere i campi profughi. Il portavoce della difesa dice che ci potrebbero volere sino a due anni. La Croce rossa protesta contro le autorità dello Sri Lanka: non ci lasciano entrare nella zona di guerra.

Colombo (AsiaNews) - Il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon arriva oggi in Sri Lanka dove è atteso per questa sera. Ha in programma di visitare le zone del nord attorno alla città di Vavuniya, dove vivono circa 251 mila profughi tamil nei centri di accoglienza e domani incontrerà il presidente Rasjapaksa ed il ministro degli esteri Rohitha Bogollagama.

 L’Onu chiede al governo di Colombo di permettere l’accesso alle organizzazioni internazionali nei centri di raccolta degli Internally displaced people, i profughi causati dalla guerra tra l’esercito e le Tigri tamil.. Il Comitato della Croce rossa internazionale lamenta che “per nove giorni consecutivi ha tentato, senza successo, di raggiungere la zona del nord-est dello Sri Lanka maggiormente colpita dagli scontri nelle ultime settimane”. I militari di Colombo vietano l’accesso all’area e il contatto diretto con i profughi nei campi degli Idp.

 Sui tempi di reinsediamento dei profughi nei villaggi del nord il governo di Colombo lancia messaggi contraddittori. Rajapaksa ha parlato di 180 giorni necessari per far tornare a casa i rifugiati tamil. Lakshman Hulugalle, portavoce del ministero della Difesa, ha dichiarato invece: “Siamo in grado di risistemarli entro nove mesi. Questa operazione potrebbe però protrarsi sino a un anno e mezzo o due anni”. La situazione dei rifugiati è allo strenuo. Secondo testimonianze raccolte giunte ad AsiaNews, essi non hanno cibo, medicine, acqua, servizi igienici e vivono in tende e alloggi temporanei sovraffollati.

 Intanto lo Sri Lanka ha raggiunto un’intesa con l’India per gli aiuti umanitari ai rifugiati secondo le linee dell’accordo bilaterale firmato dai due Paesi nell’ottobre 2008. Entrambe i Paesi concordano sull’urgenza degli aiuti immediati ai rifugiati. New Delhi si impegna a cooperare in particolare nell’ambito sanitario con l’invio di medicinali e assistenza agli ospedali.

 Tra le promesse fatte da Rajapaksa alla delegazione di New Delhi c’è anche l’applicazione del 13° emendamento della Costituzione che prevede maggiori poteri ai governi regionali. L’esecutivo del presidente, ormai assurto a eroe nazionale, ha annunciato pure di voler svolgere quanto prima elezioni nelle regioni del nord che non votano dal 1983.