Attacco suicida in una moschea a Zahedan, 19 morti e 125 feriti
Nella moschea si celebrava la preghiera nel giorno della morte di Fatima, figlia di Maometto. Le autorità locali sospettano un gesto terrorista per disturbare le prossime elezioni presidenziali. La città è un centro per lo smercio degli oppiacei. Non è esclusa la pista della concorrenza fra bande o quella etnico-religiosa, della lotta fra sunniti e sciiti.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Un attacco suicida alla moschea Amir al-Momenin di Zahedan ha ucciso 19 persone e ferite 125. Lo afferma Ali-Mohammad Azad, governatore della provincia di Sistan-Balouchestan, nel sud-est del Paese, al confine con Afghanistan e Pakistan.

L’attacco è avvenuto ieri nel momento della preghiera della sera, ad opera di un gruppo di terroristi che aveva pianificato anche un’altra esplosione. Nel Paese, i musulmani commemoravano il giorno della morte della figlia del profeta Maometto, Fatima.

Il governatore ha dichiarato che alcuni membri del gruppo terrorista sono stati arrestati prima che cercassero di espatriare. La motivazione sarebbe quella di voler creare disordini e incidenti in prossimità con le elezioni presidenziali, che si terranno il 12 giugno prossimo.

Zahedan è una città a maggioranza sunnita in un Paese che è a maggioranza sciita e posta al confine di una zona dove si contrabbanda l’oppio. Attraverso Zahedan passano carovane di contrabbandieri che distribuiscono gli oppiacei in Iran e nel resto del mondo.

Molto spesso i gruppi di contrabbandieri, organizzati in bande, trovano resistenza nelle Guardie della rivoluzione (i pasdaran); altre volte i pasdaran sono solo concorrenti nello smercio.

Nel febbraio 2007, a Zahedan, un gruppo di sunniti ha ucciso 13 pasdaran. Secondo le autorità, i militanti appartenevano al gruppo dei Jundullah, i “soldati di Dio”.

Vi sono pure violenze che derivano dalla frustrazione dei sunniti a sottomettersi al potere sciita degli ayatollah. Il governo di Teheran accusa Usa e Gran Bretagna di collusione con i sunniti.