Riyadh: tra le ire dei fondamentalisti, sauditi al cinema dopo 30 anni
All’esterno della sala gli estremisti annunciavano “punizioni divine”. In sala un pubblico maschile entusiasta ha assistito alla proiezione del film “Menahi”, prodotto dalla casa cinematografica del nipote di re Abdullah. Per i sauditi è “il primo passo di una rivoluzione pacifica”.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) – Tra le proteste dell’ala più conservatrice del Paese – che annuncia “punizioni divine” – la sera del 6 giugno a Riyadh si è tenuta la prima proiezione cinematografica in 30 anni. Sugli schermi del King Fahd Cultural Centre – alla presenza di oltre 300 spettatori – un pubblico composto da soli uomini ha assistito al film “Menahi”, prodotto dalla casa cinematografica saudita Rotana di proprietà del principe Alwaleed bin Talal, nipote di re Abdullah.
 
All’esterno della struttura un drappello di radicali lanciava proclami sulla corruzione causata dal cinema, mettendo in relazione i terremoti che hanno colpito di recente il Paese con le timide aperture volute dalla monarchia. “Dio ci sta punendo” ribattevano i fondamentalisti, che hanno cercato fino all’ultimo di impedire la proiezione del film.
 
Nel regno saudita i cinema sono stati chiusi negli anni ’70 del secolo scorso; i leader ultraconservatori temevano che unire maschi e femmine nello stesso luogo potesse minare i valori di base dell’islam e diventare causa di promiscuità nei sessi. Solo negli ultimi anni, grazie alle riforme – minime, ma significative in quella che è la culla della religione di Maometto – volute da re Abdullah ha ripreso vigore l’industria dell’intrattenimento.
 
A dispetto della scarsa pubblicità, i sauditi hanno gremito l’intera sala e hanno accolto la prima scena del film con un applauso scrosciante. Sugli schermi è stato proiettato il film “Menahi”, che narra la vicenda di un beduino che si trova ad affrontare i pericoli e le insidie di una metropoli. “È l’inizio del cambiamento” sottolinea uno studente universitario, che ha assistito alla proiezione in compagnia del fratello e del cugino. Un uomo d’affari – al cinema assieme ai due figli – era “estasiato” per la proiezione, dopo 30 anni di bando al cinema. “Questo è il primo passo – afferma – di una rivoluzione pacifica”. Egli dice di non volere che i suoi figli “crescano in un clima di “oscurantismo” e spera che in un futuro essi possano raccontare “di questa giornata come fosse una barzelletta”.
 
La casa di produzione Rotana – pur attenda a non destare le ire dei fondamentalisti – annuncia di voler proiettare “altre tre volte” il film nelle prossime settimane e auspica che possano partecipare anche le donne. Nelle scorse settimane, durante le proiezioni a Jeddah, i sessi erano rigorosamente separati, con gli uomini in platea e le donne nei loggioni.