Kuwait, mezzo milione di lavoratori immigrati rischiano l’espulsione
Essi rappresentano il 15% della popolazione, che è formata per il 75% da stranieri immigrati. La decisione è conseguenza della crisi economica globale, che causa disoccupazione e povertà. A rischio il modello di integrazione economico e sociale del Paese.
Kuwait City (AsiaNews/Agenzie) – Il governo del Kuwait potrebbe espellere circa mezzo milione di lavoratori stranieri, pari al 15% della popolazione, molti dei quali senza una occupazione e immigrati irregolari. L’emirato arabo ha poco più di tre milioni di abitanti, di cui 2,35 milioni sono lavoratori stranieri; la decisione governativa è conseguenza della crisi economica mondiale, che ha causato disoccupazione e povertà diffusa soprattutto fra gli immigrati.
 
I lavoratori stranieri sono anche vittime di trafficanti senza scrupoli che lucrano sul commercio di vite umane, promettendo lavoro in cambio di denaro. Nelle scorse settimane fonti della sicurezza hanno riferito dell’espulsione di 100mila immigrati, entrati in maniera illegale nel Paese con la promessa di un lavoro inesistente. Shafeeq Ghabra, dell’Università Americana del Kuwait, spiega che la “corruzione è la radice di questi problemi”. Alcuni addetti delle compagnie “portano lavoratori immigrati nel Paese non per fornire manodopera, ma con il solo scopo di lucrare alle loro spalle”.
 
Nell’ultima decade il Kuwait ha vissuto un rapido sviluppo economico, che ha favorito l’immigrazione di decine di migliaia di lavoratori provenienti da Bangladesh, Filippine, India, Pakistan o Sri Lanka. Finora il Paese ha saputo gestire l’ondata migratoria fornendo possibilità di impiego e diventando un esempio di integrazione per le nazioni del mondo arabo. Abdul-Ridha Aseeri, docente di scienze politiche all’università del Kuwait, sottolinea che la crisi finanziaria globale ha messo in crisi tale modello e, nel lungo periodo, potrebbe causare “profondi squilibri politici e sociali”.
 
La crisi non colpisce solo il Kuwait, ma ha già paralizzato quasi la metà dei cantieri di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, che subiscono ritardi o rischiano la chiusura. E i primi a pagare sono i lavoratori stranieri ad ogni livello. Per gli impiegati di Dubai il licenziamento comporta la perdita automatica del visto e 30 giorni di tempo per trovare una nuova occupazione o lasciare il Paese. Debiti e mancati pagamenti sono punibili con il carcere e questo contribuisce a generare il panico tra i lavoratori immigrati. I campi in cui vivono i lavoratori edili di Dubai registrano ormai decine di partenze quotidiane. Si calcola che nel 2009 almeno il 45% degli impiegati stranieri nel settore perderà il lavoro.