Leader tibetano: Uiguri e tibetani sotto la stessa repressione
di Nirmala Carvalho
Le violenze della polizia ad Urumqi sono simili a quelle di Lhasa nel marzo 2008. Pechino dovrebbe “imparare una lezione” dai moti dello Xinjiang: risolvere il problema tibetano in accordo con il Dalai Lama. Il capo spirituale dei tibetani esorta sempre alla non violenza, ma alla sua morte la frustrazione dei tibetani potrebbe sfociare in rivolta.

Daramshala (AsiaNews) – “La politica del governo cinese verso gli uiguri è molto simile a quella verso il popolo tibetano. Uiguri e tibetani soffrono sotto la stessa occupazione, entrambi sono repressi e dominati e devono sopportare le stesse umiliazioni”.

È il commento di Urgen Tenzin, direttore esecutivo del centro tibetani per i diritti umani e la democrazia (Tchrd) ad AsiaNews, sulla e la repressione della polizia cinese verso le manifestazioni di Urumqi e in altre città dello Xinjiang.

L’unica differenza – spiega Tenzin – è che “a differenza degli uiguri, il popolo tibetano ha una guida spirituale e morale nel Dalai Lama che di continuo sottolinea e invita tutti i tibetani a risolvere il problema del Tibet in modo non violento”.

Le manifestazioni e gli scontri di questi giorni ricordano molto da vicino quanto è successo lo scorso anno in Tibet. Manifestazioni a Lhasa e in altre aree tibetane si sono trasformate in rivolte e violenze contro l’esercito e la popolazione han. Pechino ha accusato i tibetani di terrorismo e di voler minare le Olimpiadi con la violenza.

“Questo giudizio [sulla violenza ] è una voce della propaganda ufficiale cinese. Nel marzo 2008 vi è stata una protesta generale, ma seguendo le indicazioni del Dalai Lama, ispirate al Mahatma Gandhi, essa doveva essere non violenta. Purtroppo, la macchina della propaganda cinese ha usato ogni manipolazione per mostrare le proteste come violente. Gli incidenti successi il 14 marzo – dove alcuni negozi di cinesi sono stati bruciati e alcuni di etnia han sono morti – sono scoppiati da una aspra provocazione. Ma la propaganda cinese ha mostrato a tutto il mondo “la violenza” dei tibetani. Ma tutto il mondo ha potuto vedere ovunque manifestazioni non violente di tibetani”.

Secondo Tenzin, dalle manifestazioni e dalle violenze a Urumqi la Cina dovrebbe imparare una lezione: “La frustrazione dei tibetani aumentano; diveniamo sempre più stufi davanti alla mancanza di sincerità della Cina nel voler risolvere il problema tibetano. Pechino dovrebbe cercare di negoziare con il Dalai Lama e trovare una soluzione mentre egli è vivo. Nessuno di noi può prevedere cosa succederà alla sua morte. Fino ad ora egli predica e chiede la non violenza, ma in seguito…”.