Card. Zen: La Chiesa in Cina a due anni dalla Lettera del Papa
di Card. Joseph Zen
Cattive interpretazioni della Lettera hanno portato confusione e sconforto nelle comunità sotterranee. I vescovi ufficiali devono avere più coraggio nella fedeltà al pontefice, rifiutando le strutture che sono contrarie alla fede cattolica. Il governo cinese continua la politica di sempre: controllo totale della Chiesa.
Hong Kong (AsiaNews) – A due anni dalla Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi, il card. Joseph Zen osa fare un bilancio sull’impatto del messaggio papale, mostrando le difficoltà e gli impacci in cui si trova la comunità clandestina, rifiutata dal governo di Pechino; la timidezza della comunità ufficiale, “ingabbiata” nella politica religiosa del regime; la continuità della repressione da parte delle autorità cinesi.
Il porporato, da alcuni mesi vescovo emerito di Hong Kong, esalta l’importanza del Compendio pubblicato il 23 maggio scorso (v. Il papa approva un Compendio della sua Lettera ai cattolici della Cina), dove si precisano alcuni aspetti della Lettera. In questo modo si viene a correggere una cattiva interpretazione di alcuni punti della Lettera, che liquidava come superata l’esperienza dei cristiani sotterranei. Tale falsa interpretazione – facilitata anche da alcune cattive traduzioni e spiegazioni vaticane, ormai superate – ha portato scompiglio, dolore e confusione nelle comunità clandestine.
Il card. Zen ribadisce l’importanza della condanna che la Lettera del papa fa verso l’Associazione patriottica – non in linea con il dogma della fede cattolica – e chiede ai vescovi ufficiali maggior coraggio a seguire le indicazioni papali, rifiutando le ingerenze della politica nella vita della Chiesa e rivendicando piena libertà religiosa.
Secondo il battagliero cardinale, la Cina attuale ha proprio bisogno della Chiesa, della sua esperienza universale, di accoglienza di tutti i popoli, per far fronte alla globalizzazione in atto in Cina e nel mondo.
Per il vescovo emerito di Hong Kong, essere cattolici permette di essere davvero patriottici e chiunque oppone la fede al servizio ala patria (come fa la propaganda del Partito comunista cinese) è solo in preda a “sofismi”.
Il messaggio del card. Zen, dal titolo “Due anni fa abbiamo ricevuto una Lettera dal Papa” porta la data del 29 giugno, ed è stato pubblicato nei giorni scorsi sul sito della diocesi di Hong Kong (traduzione italiana a cura di AsiaNews).
 
  
 
Cari Fratelli e Sorelle nella grande famiglia della nostra Chiesa cattolica in Cina, nella Festa dei santi Pietro e Paolo, noi celebriamo anche il 2° anniversario della Lettera di Papa Benedetto alla Chiesa in Cina.
Nei giorni scorsi, avete ricevuto dalla Santa Sede un Compendio della Lettera del Papa che vi aiuta a comprendere con maggior facilità gli insegnamenti essenziali del Papa e anche a dissipare un’interpretazione errata di un punto particolare della Lettera. Permettetemi di sottolineare alcune cose in proposito.
 
1. La domanda 7 del Compendio
Prima di tutto, ai miei fratelli nella comunità sotterranea, voglio far notare la domanda n. 7 del Compendio, che evidenzia le molte citazioni nella Lettera dove il Santo Padre mostra il suo apprezzamento e incoraggiamento per tutti coloro che hanno sofferto e ancora soffrono per la fede cattolica.
Spesso ascoltiamo i lamenti dei nostri fratelli delle comunità sotterranee che si sentono abbandonati, negletti, considerati persino una seccatura. Noi comprendiamo questa loro impressione e questi sentimenti. Ma i molti richiami, dalla Lettera del Papa, contenuti nel Punto 7 del Compendio dovrebbero rassicurarli [sul fatto]  che il Santo Padre è con loro. Dal profondo del mio cuore, desidero incoraggiare i miei fratelli della comunità clandestina, a perseverare nella loro fedeltà senza compromessi.
 
2. Note nn. 2 e 5 del Compendio
Voglio anche attirare la vostra attenzione sulle note nn. 2 e 5 del Compendio. La nota n. 2 fa un’importante distinzione tra “una riconciliazione spirituale dei cuori e una fusione strutturale in un unico sistema”. Il Papa incoraggia la prima che deve essere perseguita con il massimo impegno e sollecitudine, mentre il realizzarsi della seconda può essere al di fuori della nostra sola buona volontà.
La nota n. 5 dice con chiarezza che il Papa “non esclude la possibilità di accettare o cercare il riconoscimento del Governo, né incoraggia a farlo”. Ognuno vorrebbe operare in libertà e allo scoperto, ma purtroppo, molto spesso, “quasi sempre”, è impossibile fare così perchè le condizioni che ci sono imposte non sono compatibili con la nostra coscienza cattolica. (Per la frase “ quasi sempre” nella traduzione cinese, vi prego di guardare al testo cinese riveduto, che appare sul sito web del Vaticano dal 24 ottobre 2008, quando l’espressione è stata reinserita, mentre era scomparsa dalla prima edizione cinese ufficiale della Lettera).
E’ vero che il Santo Padre lascia ai singoli vescovi la decisione ultima se accettare/richiedere il riconoscimento del governo. Ma il Santo Padre ha anche detto che questa è una decisione molto difficile da prendere perché, la maggior parte delle volte, le condizioni imposte dal governo [cinese] rendono impossibile una decisione in positivo.
Non è un segreto che questo delicato punto della Lettera del Papa, poco dopo la pubblicazione, ha ricevuto un’interpretazione tendenziosa, andata oltre quanto il Santo Padre aveva detto. Questa interpretazione afferma che, in accordo con il Santo Padre, non ci sono più ragioni per rimanere ancora in condizioni di clandestinità e che il Santo Padre vuole che tutte le comunità sotterranee chiedano il riconoscimento del Governo. Questa interpretazione ha anche favorito una partecipazione indiscriminata a concelebrazioni eucaristiche.
L’errore di tale punto di vista sta nella scelta di trascurare i lunghi passi che è necessario fare, pensando che si possa raggiungere subito l’obiettivo. Possiamo chiamarlo un peccato di impaziente ottimismo. La gente è tentata con facilità dall’ottimismo, così questa erronea interpretazione ha avuto un’enorme diffusione in Cina e molti le hanno dato credito, come se fosse la vera volontà del Santo Padre.
Ad ogni modo, proprio perchè questa interpretazione non soltanto non rappresenta il pensiero del Santo Padre, ma va anche contro la crudele realtà dei fatti descritti dal Santo Padre nella Lettera, negli ultimi due anni tale interpretazione ha avuto conseguenze disastrose per l’intera Chiesa in Cina.
La realtà fondamentale è che il Governo ha tenuto la sua politica sostanzialmente immutata, una politica che mira a rendere schiava l’intera Chiesa. Per questo ci tocca essere testimoni di uno spettacolo doloroso: vescovi e sacerdoti che, pensando di obbedire al Santo Padre, fanno sforzi enormi per giungere a un accordo con il governo; molti di questi, di fronte a condizioni inaccettabili imposte dal governo, si tirano indietro, ma per questa vicenda il clero non è più unito come prima; altri, pensando che tirarsi indietro è come disobbedire al Santo Padre, hanno cercato di rimanere in una situazione di compromesso, lottando con forza per mantenere la pace interiore, una situazione così contraddittoria che fa soffrire in modo profondo non solo i vescovi coinvolti in via diretta, ma anche i loro sacerdoti che non riescono più a capire il loro vescovo.
Il Governo, da parte sua, si è presentato come un entusiasta esecutore della volontà del Papa, dichiarando se stesso il promotore dell’unità, ovviamente un’unità sotto il controllo assoluto del governo all’interno della gabbia della Chiesa indipendente.
Ringraziamo il Signore che finalmente nelle note 2 e 5 del Compendio la Santa Sede ha dato la propria interpretazione autentica della questione. Speriamo che il Compendio possa risolvere la dolorosa contraddizione nella quale sono molti cuori fedeli e renda possibile alla comunità clandestina di ricostituire la propria fedele unità piena di sofferenza.
E’ ovvio che, al livello di riconciliazione e comunione di cuori tra le due comunità della Chiesa, c’è molto da tentare e da fare con urgenza, andando oltre ogni sentimento negativo causato da situazione storiche non volute da noi, ma imposteci dall’esterno.
 
3. Esame di coscienza
Nella sua lettera il Papa ha presentato in termini non ambigui la natura apostolica della Chiesa, che deve essere sempre guidata dai vescovi, successori degli Apostoli, in comunione con il Papa, successore di Pietro, capo degli Apostoli. Il Santo Padre, con tutta la sua tenerezza paterna, ha puntato il dito sull’anormale situazione odierna della nostra Chiesa in Cina, controllata e guidata da strutture diverse rispetto alla gerarchia stabilita da Gesù Cristo.
L’enorme sfida che sta davanti a noi è riportare alla normalità la nostra Chiesa, perché sia un’autentica Chiesa Cattolica.Sono passati due anni da quando il Papa ci ha scritto la Lettera. Siamo più vicini all’ideale di fedeltà cristiana descritto nella Lettera? Se si, ringraziamo Dio. Se no, riflettiamo in modo serio sul perché abbiamo sprecato un simile prezioso dono dall’alto. Dobbiamo meditare con serietà su quanto doveroso impegno abbiamo accettato, piccolo o grande, per raggiungere questo meraviglioso e difficile obiettivo. Come abbiamo passato questi due anni? Quante volte ci siamo chiesti: cosa dovrei fare perché il sogno del Papa diventi realtà?
Quest’anno, nella Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, mentre era in visita all’Abbazia di Montecassino, Il Santo Padre ci ha esortati a “rinnovare la nostra comunione di fede in Cristo e di fedeltà al successore di Pietro.” Egli ha anche espresso la speranza che “l’unità di tutti i cristiani, la cattolicità e l’universalità della Chiesa diventino sempre più profonde e visibili”. Questi fratelli e sorelle nelle comunità clandestine, credono ancora che soffrire per la fede è fecondo e che le sofferenze ci porteranno alla vittoria, anche se al momento tutto sembra apparire come un fallimento? Questi fratelli e sorelle nella comunità aperta [ufficiale], credono davvero che il loro sforzo di venir fuori dall’anormale situazione in cui sono è importante e che la coerenza con il loro status di persone in comunione con il Santo Padre richiede ad essi di essere coraggiosi?
 
Viviamo in un particolare momento storico. Ciò dà a noi doveri speciali. Il nostro dovere davvero speciale oggi nella Chiesa in Cina è mostrare ai cinesi la vera natura della Chiesa Cattolica, casa di tutti i popoli e nazioni. La sua unità e universalità è in perfetta sintonia con il desiderio globalizzante dell’umanità. La Chiesa è una comunità che accoglie tutti i popoli senza distinzione e per questa ragione non deve essere dominata da alcun particolare potere civile.
La Chiesa, che si prende cura del nostro bene sulla terra, ci porta anche verso un obiettivo eterno: il nostro ritorno a casa nelle braccia del Padre celeste. La ricca eredità che ci appartiene è stata guadagnata attraverso la sofferenza e la morte del nostro Salvatore ed è stata consegnata agli Apostoli, così da poter essere trasmessa in modo fedele attraverso i secoli. E’ per noi un’immensa fortuna essere chiamati in questa grande famiglia e il nostro nobile compito è vivere la nostra fede con coerenza, per passarla immutata alle generazioni future.
C’è gente che cerca di mostrare un’opposizione tra la nostra fedeltà alla Chiesa e il dovere patriottico verso il nostro Paese. Voi sapete che questo è un sofisma. Noi tutti sappiamo che proprio nell’essere leale con la Chiesa, noi siamo autentici patrioti, perché la costruzione di una Chiesa veramente cattolica in Cina è il nostro specifico contributo alla grandezza della nostra Madrepatria.
Dobbiamo pregare che i leader della nostra nazione capiscano che una Chiesa cattolica libera non è una minaccia per il nostro Paese. Al contrario, se ci è consentito vivere con felicità la nostra fede, noi possiamo contribuire di più al benessere e all’intero progresso della nostra popolazione.
 
Cari fratelli e sorelle, guardate in alto, verso “i monti da dove mi viene l’aiuto” (Salmi 120 [121]). In questo pellegrinaggio della fede, ci sono promesse sia tribolazioni che consolazioni. I nostri compagni e modelli sono i santi e soprattutto i gloriosi martiri.
Maria, Aiuto dei Cristiani, la nostra madre celeste e la Stella della Speranza, alla quale il Papa ha affidato la nostra Chiesa, ci porterà a una pacifica vittoria.
 
Card. Joseph Zen
 
29 giugno 2009