Uno strano venerdì islamico: moschee poco affollate, Urumqi blindata dall’esercito
Non ci sono notizia di nuove violenze, ma la tensione rimane alta nella capitale dello Xinjiang. Molte moschee rimangono chiuse, altre dicono ai fedeli di pregare a casa. Intanto sono annunciati prossimi arresti.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il procuratore capo Hamsi Mamuti ha detto ieri che sono stati individuati i responsabili delle proteste scoppiate a Urumqi (Xinjiang) il 5 luglio e che “presto saranno emessi gli ordini di arresto. I violenti saranno puniti con severità”. In una Urumqi presidiata da migliaia di soldati la tensione rimane alta e la gente ha paura persino a recarsi in moschea per la rituale celebrazione del venerdì islamico.

Pechino ripete che tratterà i responsabili con la massima severità. Li Zhi, Segretario del Partito comunista di Urumqi, ha detto la settimana scorsa che chi ha commesso gravi crimini potrà venire condannato a morte, ma che molti si sono fatti coinvolgere senza capire bene la gravità dell’azione. La settimana scorsa già risultavano arrestate oltre 1.400 persone, per le proteste a sfondo etnico che hanno causato 192 morti e 1.721 feriti, 331 negozi e 627 veicoli incendiati.

Il clima è teso e le migliaia di soldati se la prendono anzitutto con i media e impediscono di fare qualsiasi fotografia. Ieri hanno impedito a un gruppo di giornalisti persino di fotografare un uomo intento a suonare uno strumento, seduto su un cammello vicino al bazar, solo perché c’erano soldati nei pressi.

Ora sembra che i residenti, soprattutto gli uiguri, vogliano evitare nuove tensioni e per questo rifiutano qualsiasi colloquio con i media.

Oggi, venerdì, è il giorno di festa settimanale per gli islamici uiguri, da celebrare anche partecipando alla funzione in moschea. Molte moschee sono aperte, ma i responsabili hanno consigliato già da ieri di non fare raduni troppo numerosi. Invece sono chiuse dal 5 luglio le moschee degli islamici Hui, altra minoranza etnico-religiosa del Paese.

Nei giorni scorsi la Xinhua ha accusato 3 persone di avere istigato i fedeli in moschea a scatenare un vera “guerra santa”.

Due giorni fa il gruppo estremista islamico al Qaeda dall’Algeria ha detto che, quale rappresaglia contro la persecuzione degli uiguri, colpirà i lavoratori e le imprese cinesi all’estero. Pechino ha subito richiamato le sue ambasciate ad assicurare maggior sicurezza. La cellula algerina di al Qaeda è potente e si è già scontrata con la polizia.