Orissa, partito nazionalista indù contrario alla giornata di “Pace e Armonia”
di Nirmala Carvalho
Leader del Bjp afferma che la festa fomenterà “nuove tensioni e scontri comunali”. Intellettuale indù sottolinea che è necessario “fare giustizia” e garantire i compensi “alle vittime innocenti”.
Kandhamal (AsiaNews) – Il partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp) è contrario alla celebrazione della giornata di “Pace e Armonia” in Orissa – il 23 agosto 2009 – a un anno esatto dall’assassinio dello Swami Lakhmananda Saraswati, che ha scatenato il pogrom anti-cristiano.
 
Karendra Majhi, leader del Bjp di Baliguda – distretto di Kandhamal – afferma che “indire una giornata di pace e armonia il 23 agosto servirà solo a fomentare le tensioni comunali” e avverte del pericolo di nuovi scontri e violenze.
 
Anche lo Swami Agnivesh, intellettuale indù, attivista e presidente del World Council of Arya Samaj, è contrario alla giornata perché “il giorno internazionale della Pace è celebrato il 21 settembre” e non si può unire l’idea di pace con un evento che “ha scatenato omicidi, stupri e ogni genere di brutalità contro vittime innocenti”. Egli aggiunge che adesso è necessario “fare giustizia” e garantire compensi e sostegno alle “vittime cristiane delle violenze”.
 
“Il lavoro di assistenza ai profughi non è completo – prosegue lo Swami (nella foto con l’intervistatrice) – i compensi non sono adeguati e in molti casi nemmeno distribuiti. Il nostro obiettivo deve essere la riabilitazione delle vedove di Kandhamal, assicurare che gli orfani ricevano un’istruzione adeguata, perché sono il nostro futuro, e lavorare per costruire una società di pace e armonia”.
 
In tema di libertà religiosa, l’intellettuale indù conferma che “è il più importante dei diritti umani” e comprende “necessariamente la libertà di scelta e di conversione”. “Anche io mi sono convertito dalla religione bramina indù… e ora che sono uno Swami non ho una religione particolare. Sono semplicemente un essere umano”.
 
“Dobbiamo cercare la ricchezza e la spiritualità che sono presenti in ogni religione – conclude Swami Agnivesh – e trasformare l’umanità intera in una sola famiglia. Dobbiamo rispondere ai bisogni di quanti sono più poveri fra i poveri, i senza voce”, come ripeteva sempre Madre Teresa di Calcutta.