Sotto pressione, Ahmadinejad chiede la liberazione dei manifestanti di Teheran
Già liberati 140 prigionieri. Da giorni l’opposizione denuncia violenze e torture. Chiusa una prigione per ordine della guida suprema Khamenei. Nessun permesso a una manifestazione per commemorare i caduti delle manifestazioni post-elezione. Il presidente attaccato anche dai conservatori perché non ubbidisce a Khamenei.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Il presidente iraniano Ahmadinejad ha chiesto che entro il 7 agosto gli arrestati durante le manifestazioni contro la sua elezione siano liberati. La proposta di Ahmadinejad segue di poco la decisione delle autorità iraniane di liberare 140 detenuti dalla prigione di Evin arrestati durante le sommosse nelle scorse settimane. Intanto l’opposizione continua a diffondere notizie di violenze nelle prigioni.

Ieri è stata la prima volta in cui Ahmadinejad ha parlato degli arresti legati alle manifestazioni contro di lui e la sua ri-elezione dopo una tornata elettorale accusata di brogli. In una lettera a Mahmoud Hashemi Shahroudi, capo del potere giudiziario, il presidente iraniano ha chiesto che siano affrettate le inchieste sugli arrestati, che secondo cifre ufficiali dovrebbero essere 200. Domandando “prova di massima compassione in nome dell’islam”, egli spinge perché essi possano “essere liberati e ritornare alle loro famiglie in occasione dell’anniversario della nascita dell’imam Mahdi il 7 agosto”.

La mossa clemente di liberare i prigionieri è vista da personalità locali come un segno della tensione presente nella leadership della guida suprema Alì Khamenei e il suo protetto Ahmadinejad.

Nei giorni scorsi molti siti dell’opposizione hanno pubblicato documentazione di giovani manifestanti uccisi sotto le torture, o sottoposti a violenze. Le notizie sono difficili da verificare, dato il controllo sui media ufficiali, ma le prigioni iraniane sono note per le esecuzioni sommarie che vengono comminate contro gli oppositori politici.

Fra le accuse più forti vi è quella secondo cui due giovani sarebbero morti per le violenze subite in prigione. Il capo delle prigioni di Teheran, Sohrab Soleimani, ha negato il fatto, dicendo che i due sono morti di meningite. Ma lo stesso leader dell’opposizione, Mir Hussein Moussavi si è domandato come mai uno di loro aveva “i denti rotti”.

Il giornale riformista Sarmayeh denuncia la situazione di Said Hajjarian, già consigliere dell’ex presidente Mohammed Khatami, detenuto nella prigione di Evin, che sarebbe in pericolo di vita.

Le pressioni da parte dell’opinione pubblica sono tali che lo stesso Khamenei ha decretato la chiusura della prigione di Kahrizak, dove “mancavano le condizioni necessarie per preservare i diritti dei detenuti”.

Nonostante questa apparente vittoria, l’opposizione non ha ottenuto per domani il permesso per una manifestazione in commemorazione dei morti delle manifestazioni seguite alle elezioni del 12 giugno. Il raduno prevedeva solo il ricordo dei morti e la lettura di brani del Corano.

Intanto si registrano tensioni anche fra i parlamentari conservatori, legati a Khamenei. Il deputato Fahrad Tajari ha detto ad esempio, che i morti delle sommosse di oltre un mese fa sono 30. Finora le autorità avevano dichiarato solo 20 morti.

Oggi un giornale conservatore, Ya Lessarat, ha detto che Ahmadinejad deve chiedere scusa alla guida suprema Khamanei per non avergli ubbidito subito. Nei giorni scorsi i conservatori avevano denunciato il tentativo del presidente di nominare suo vice Esfandiar Rahim Mashai e di resistere all’ordine di Khamenei che lo voleva allontanare dalla carica.

La Società islamica degli ingegneri, un gruppo politico vicino ad  Ali Larijani, presidente del parlamento, ha pubblicato una lettera aperta in cui si minaccia la deposizione di Ahmadinejad se egli continua a sfidare la volontà della guida suprema.