Teheran, nuovo processo contro i dissidenti. Una cittadina francese fra gli imputati
Alla sbarra più di dieci attivisti e oppositori al regime. Tra questi Clotilde Reiss, universitaria, accusata di “spionaggio” e aver “fomentato le rivolte”. Parigi definisce “infondati” i capi di imputazione.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Questa mattina è iniziato il processo a un secondo gruppo di attivisti e riformatori, protagonisti delle proteste anti-governative divampate in Iran all’indomani delle elezioni presidenziali. Fra gli imputati vi è anche Clotilde Reiss, 24 anni, universitaria francese che ha trascorso gli ultimi cinque mesi in Iran come insegnante di lingua.
 
La scorsa settimana più di 100 persone sono comparse davanti ai giudici, con capi di accusa che includono anche la cospirazione. Fra loro vi sono anche figure di primo piano della dissidenza iraniana.
 
Una parte degli imputati ha reso confessioni pubbliche, spiegando di aver protestato contro l’esito del voto con lo scopo di “creare disordini”. Attivisti denunciano che le confessioni sono state estorte mediante torture e abusi.  I leader dell’opposizione bollano i processi come “spettacoli” montati ad arte dal regime.
 
Il processo in corso oggi vede imputate più di 10 persone, fra cui Clotilde Reiss (nella foto), arrestata il primo luglio scorso mentre si preparava a lasciare l’Iran. La ragazza, che ha compiuto gli anni il 31 luglio, è rinchiusa nel carcere per detenuti politici di Evin, a Teheran, con l’accusa di “spionaggio e aver fomentato le rivolte”.
 
La Francia respinge i capi di imputazione, definendoli “infondati”. Bernard Poletti, ambasciatore francese a Teheran, ha potuto visitare la giovane solo una volta in carcere. Due le telefonate intercorse fra il diplomatico e la Reiss, che sembra in buono stato di salute pur non nascondendo le “preoccupazioni per il suo futuro”.