Storia di Zhang, che ha dovuto farsi aprire il torace per dimostrare l’infermità
Solo così ha potuto avere riconosciuta, ma non indennizzata, la pneumoconiosi, malattia dei polmoni per l’ingestione di polveri. E' la più diffusa malattia professionale in Cina, con circa 10mila nuovi casi annui. I migranti sono costretti a lavorare, nelle miniere e nell’edilizia, senza precauzioni.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Oltre cento operai hanno fatto un sit-in di protesta davanti al municipio di Daozi (Hunan), a fine luglio, chiedendo il risarcimento per la pneumoconiosi che hanno contratto lavorando alle opere edili e infrastrutturali della città. Nella Cina del miracolo economico il datore di lavoro cerca spesso di non riconoscere le gravi infermità causate a operai costretti a lavorare senza rispetto di precauzioni elementari. Storia di Zhang, che ha dovuto farsi aprire il torace per dimostrare la sua infermità.

Zhang Haichao, contadino dell’Henan di appena 28 anni, per anni ha lavorato a una fabbrica di materiali abrasivi a Xinmi, vicino la capitale provinciale Zhengzhou, respirando ogni giorno nuvole di polveri tossiche. Nella seconda metà del 2007 ha iniziato ad avere una continua tosse e affanno. Vari ospedali hanno confermato che ha una grave pneumoconiosi, malattia causato dalla concentrazione di polveri nei polmoni che causa una grave riduzione della capacità fisica e una diminuzione dell’aspettativa di vita.

Quando è andato a chiedere il risarcimento alla fabbrica ha scoperto che tutta la sua documentazione medica era scomparsa e la ditta non lo vuole risarcire. Si è rivolto alle autorità mediche locali, che però gli hanno diagnosticato una tubercolosi, infermità polmonare di origine virale e non per l’inalazione di polveri.

Il sito per la tutela dei lavoratori China Labour Bullettin ricorda che Zhang ha protestato per questa diagnosi, dopo che i maggiori ospedali di Pechino e Zhengzhou gli avevano riscontrato la pneumoconiosi. Così si è sottoposto a una toracotomia volontaria: i polmoni sono risultati pieni di polvere e gli hanno riconosciuto la pneumoconiosi.

Zhang non riesce ancora a ottenere l’indennizzo: ha una bambina di tre anni e i genitori anziani da sostenere, per visite mediche ha speso circa 90mila yuan e si è dovuto indebitare molto.

Secondo dati ufficiali, la pneumoconiosi è oggi la più diffusa e grave malattia professionale in Cina, con tra 7.500 e 10mila nuovi casi diagnosticati ogni anno, pari a oltre il 75% delle nuove malattie sul lavoro. Il fenomeno non riguarda più solo gli operai delle miniere, ma anche quelli delle costruzioni che per anni lavorano alla rapida costruzione di grattacieli e strade senza elementari misure di tutela. Nella Cina comunista, i malati hanno poi grandi difficoltà a ottenere il riconoscimento della causa professionale e l’indennizzo.

In una recente lettera aperta al Comitato del Partito comunista di Shenzhen, alcuni operai denunciano la loro triste situazione, impossibilitati a lavorare per l’infermità, costretti a cure costose, senza che nessuno riconosca un sussidio o indennizzo. La lettera non ha ottenuto grande esito: le autorità municipali hanno offerto appena 30mila yuan a ciascuno quale indennizzo, senza riconoscere l’infermità. Somma rifiutata dagli operai, che meditano di far causa al governo locale, che denunciano essere solo interessato al profitto economico e al rapido sviluppo urbano, ma che non ha fatto rispettare elementari norme per la sicurezza sul lavoro.