Yudhoyono presidente: la Corte costituzionale respinge le accuse di brogli
di Mathias Hariyadi
I due sfidanti avevano avanzato un ricorso, denunciando brogli ed errori nell’assegnazione dei voti. La Megawati contesta 28 milioni di schede, l’ex vice-presidente Kalla 47 milioni. Entrambi accettano il verdetto dei giudici, considerandolo “finale e vincolante”.
Jakarta (AsiaNews) – Susilo Bambang Yudhoyono e il Democrat Party hanno vinto le elezioni dell’8 luglio scorso e il presidente uscente ha ricevuto l’investitura per un secondo mandato. È quanto stabilito oggi dalla Corte costituzionale indonesiana (Mk), che ha respinto il ricorso sollevato dall’ex vice-presidente Jusuf Kalla e dall’ex presidente Megawati Setiawati Soekarnoputri, i candidati sconfitti alle urne.
 
La Corte costituzionale, riunita in camera di consiglio, ha sancito il successo di Yudhoyono e del suo vice, l’ex governatore della Banca centrale Boediono, sconfessando le accuse di brogli avanzate dagli avversari.
 
Mahfud MD, presidente del Mk, ha dichiarato che ogni accusa di frode proveniente dagli schieramenti di Kalla e della Megawati è infondata, smentendo qualunque ipotesi di “violazioni enormi, strutturate e sistematiche”. Egli non nega che vi siano state alcune “generiche violazioni”, ma queste “vanno provate su basi legali, non solo per congetture” e per questo “le elezioni non possono essere considerate illegali o nulle”.
 
Yudhoyono si conferma quindi il legittimo presidente dell’Indonesia, avendo conquistato il 60,8% dei voti; la Megawati ha ottenuto il 26,79% delle preferenze e l’ex vice-presidente Kalla il 12,41%.
 
I due sfidanti alle presidenziali non erano presenti alla lettura della sentenza, ma i loro avvocati fanno sapere che ritengono la decisione “finale e vincolante” e va accettata “con magnanimità”. La Megawati aveva denunciato un errore nel conteggio di circa 28 milioni di schede, attribuite per varie ragioni in maniera erronea a Yudhoyono. Secondo Kalla erano invece 47 milioni i voti contestati, per errori di varia natura fra cui doppioni nei nomi dei votanti.